LIRICHE DI JUAN RAMON JIMENEZ
Di Corrado Barbieri
Lorca, Salinas, Guillen ne hanno assorbito il succo, mentre Machado, Ortega, Unamuno, suoi amici, ne hanno raccolto i riflessi. Così possiamo dare una definizione letteraria di Juan Ramon Jimenez a chi lo approccia per la prima volta. Ma quella piu’ perfetta e’ forse di Vladimir Veidle’, che definisce la sua poesia “ un mistero in piena luce”. Sono versi musicali, che si dipanano tra estasi e spirito, inquadrabili nella poesia simbolista.
Jimenez avrà una produzione esorbitante, che apparirà in varie raccolte, caratterizzate da temi diversi, in cui si distinguono via via nettamente i suoi vari stati d’animo e i suoi intenti. Il romanticismo, un “ tempo senza tempo “ caratterizzerà la poesia del suo primo periodo, che si pone a cavallo tra 800 e 900, ma che persisterà anche successivamente, con versi di grande dolcezza mista a mestizia che girano attorno ad immagini come la notte, la luna, i giardini. Immagini della natura che ricorreranno anche in raccolte seguenti, dove iniziano ad affiorare anche i temi della solitudine, dello smarrimento delle illusioni, e della morte. Tuttavia in ogni opera ha spazio sempre più il tema dell’amore, che assumerà un’ assoluta centralità nella sua poesia.
Poi, quasi all’improvviso, Jimenez inizia a scoprire nei versi il proprio io, ponendolo tra anima, cielo e mare. E’ il momento in cui attraversa l’oceano, per sfuggire alla guerra civile spagnola, un momento che non si concluderà poiché sara’ seguito da emigranze continue, in cui egli sfuggirà alla bruttura delle città’ moderne e in cui affioreranno i dolci ricordi dell’ infanzia in Andalusia.
La sua ricerca non si ferma, e, dopo una fase in cui traspare nei versi un’autocritica della sua poesia precedente, approda al traguardo finale, a quella morte che ora per lui acquista un senso positivo, dal quale impara il linguaggio dell’universo, scopre la bellezza universale.
L’obiettivo finale di Jimenez lo si può’ individuare nel raggiungimento della purezza della sua poesia, intesa come astrazione dalle realtà corporee e come trionfo della creatività della parola.
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Cronologia
Jimenez nasce nel 1881 a Moguer,in Andalusia.
Studia diritto all’ Università di Siviglia,ma si dirige verso la poesia e la pittura.
Nel 1900 pubblica a Madrid le prime raccolte di versi, “ Ninfee” e “ Anima di violetta”.
Viaggia molto per l’Europa ma periodicamente fa ritorno alla sua Moguer.
Stringe amicizia con i più importanti poeti spagnoli e pubblica parecchi libri.
Nel 1916 sposa Zenobia Campubri, donna coltissima.
Il “ Diario di un poeta appena sposato” del 1917 segna la prima importante svolta nella sua produzione poetica, che prosegue con “:Eternita’”-1918, “ Pietra e cielo” - 1919, “ Poesia”-1923, e “ Bellezza” dello stesso anno.
A tutto ciò Jimenez affianca un’intensa attività editoriale .
Con sua moglie Zenobia traduce il poeta indiano Tagore, dopodiché il conflitto civile in Spagna lo spinge a varcare l’oceano per gli Stati Uniti. Diverrà tuttavia un perenne emigrante, spostandosi via via a Cuba, in Argentina e in Uruguay, per poi tornare negli Stati Uniti e a Portorico. Anche se accolto ovunque calorosamente, questo periodo e’ per lui caratterizzato da una forte depressione.
Le sue ultime raccolte sono “ La ragione totale “-1946, e “ Animale di fondo “- 1949.
Nel 1956 viene assegnato a Jimenez il premio Nobel per la poesia, ma tre giorni dopo l’amata Zenobia muore.
Juan Ramon Jimenez muore nel 1958 a Portorico.
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