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QUEI POETI TRA FIUME E MARE



di Corrado Barbieri



Puo' sembrare strano nel paese che e' simbolo del Mediterraneo, in un paese ricco di fiumi, parlare di un luogo tra fiume e mare definendolo speciale, unico. E invece lo e' stato, da un punto di vista umano, letterario, spirituale.
La cornice naturale in cui si inserisce questo luogo e' affascinante in modo oggettivo : da un lato la barriera altissima delle Apuane che si getta subito in mare, e che assume i colori piu' diversi a seconda delle ore e del tempo, a fianco il fiume, il Magra, con la sua foce, fiancheggiato dal verde vivo di folti canneti, alle spalle un monte boscoso che gli fa ombra gia' dalle cinque del pomeriggio, ma che mitiga la calura estiva come in nessun altro posto di mare. Davanti il mare. Il paesaggio non puo' che colpire, anche oggi, ma qualche decennio fa colpi' per la sua quiete, per essere poco antropizzato, per essere scavalcato dai flussi impetuosi e distruttivi della società' moderna.
Tralasceremo le fonti che parlano di quella zona da secoli, anzi millenni, se non col breve accenno, significativo, al giovane poeta romano Aulo Persio Flacco, che ai tempi di Nerone scriveva " Visitate cittadini il Porto di Luni, ne vale la pena " , e partiremo da un giorno qualsiasi di un'estate degli anni Trenta, perche' e' li' l'origine della storia peculiare e affascinante del luogo.
Sono passati infatti in quei giorni da Bocca di Magra, sulla riva destra della foce, nel 1933, fugacemente, Elio Vittorini e negli anni successivi Salvatore Quasimodo, Giansiro Ferrata ed Emilio Gadda, poi nel 1940, il primo segno tangibile, il primo coinvolgimento letterario di quel luogo : nella poesia " Il ritorno" Eugenio Montale ricorda l' andirivieni delle spume che spesso orlano la foce del Magra nei giorni di mare agitato, e inizia a citare anche tipici personaggi del luogo, figure che sul posto diverranno quasi leggendarie, i traghettatori, i caronti che a forza di remi trasportano persone e masserizie da una sponda all'altra del fiume, come, nel verso della poesia, " Il barcaiolo Duilio che traversa/ in lotta sui suoi remi", uno dei tanti.
La guerra investira' con particolare violenza e tragedia quei luoghi, situati a un tiro di schioppo dalla Linea Gotica e con i tedeschi ben fortificati proprio li', sulla costa, a Punta Bianca, il luogo simbolo del paese e dell'intera zona, grande scoglio bianco che divide correnti e profondità.

La faticosamente ritrovata calma del dopoguerra vede la ripresa del passaggio sul luogo di scrittori e poeti, alla ricerca di soggiorni solitari e ispiratori. Cosi' si parla di Pirandello che sosta a Bocca di Magra e di Cesare Pavese, che si ferma alla " casa rossa", quella della Tilde, la prima vicino alla piccola spiaggia, che negli anni a seguire ospitera' nei suoi semplici, disadorni locali, decine di turisti di passaggio. Ed ecco tornare, per fermarsi una prima estate, Elio Vittorini, che sara' il vero motore dei soggiorni del fior fiore degli intellettuali italiani a Bocca di Magra. C'e' in realta' qualcosa di magico a Bocca di Magra, un piccolo spazio tra fiume e mare che attrae chiunque abbia una sensibilita' spiccata e il desiderio di essere appartato dai clamori del mondo moderno che sta per arrivare a passi spediti, un luogo dove potersi perdere con la vista a guardare solitari le onde frangersi, o lungo gli scogli dai nomi piu' fantasiosi, dove domina il profumo delle alghe, o lungo il fiume verdissimo, di acqua e di vegetazione, oppure per i boschi del Monte Marcello, tra i pini, col frinire delle cicale e dei grilli come unico sottofondo. Siamo all'antitesi delle villeggiature dei soggiorni mondani.
Il porto di La Spezia non e' lontano, e ancora più vicina e' la Versilia, gia' meta mondana nell'anteguerra, ma la strada che porta alla foce del Magra devia dalle strade principali, e' cieca, finisce a Bocca di Magra, e' strettissima e sconnessa, passa tra il verde, finche', dopo una piccola salita, il mare ,fino a quel momento invisibile, appare improvvisamente con la sua linea blu. E' come un tuffo repentino, un fascino che investe di colpo, una visione che rimarra' impressa ad ogni visitatore, assieme alla quiete assoluta di un paese dove cio' che spicca di più sono le reti dei pescatori stese su una spiaggia che non e' proprio sabbia, e' la melma del fiume che si e' seccata, dissolta al sole mista alla sabbia vera e propria.
All'entrata del paese c'era una grossa pianta, poi rimossa, e un piccolo albergo, con la torretta, legato a un episodio curioso dell'800 : alcuni marinai francesi chiesero al trattore, Germi, se aveva qualcosa da mangiare, ed egli, in quattro e quattr'otto, " sans facons " come si dice in francese, alla buona, preparo' loro uno squisito fritto di pesce. La trattoria, poi ristorante, rimarra' degli eredi di quel trattore, destinati ad essere testimoni della storia del luogo, del passaggio dei tanti personaggi che hanno fatto la storia della letteratura italiana di quegli anni, frequentatori immancabili in ogni sera d'estate della non grande sala e di quel piccolo spazio esterno contornato da vasi di oleandro tra i quali sedersi a chiacchierare dopo i pasti, e di una sua appendice, oltre la strada, la " Main Street " del paese, sempre con poltroncine per fare salotto, ma in riva al fiume, in un punto dove si vede sull'altra sponda, a Fiumaretta, " Il Pilota", un altro locale storico, creato in origine proprio da un " pilota" del fiume, non solo un traghettatore, ma quello che indicava la via tra le secche ai tanti barconi ( erano oltre 60 ), che da fine ottocento agli anni '40 del novecento svolgevano nella zona il durissimo lavoro del trasporto della sabbia e dei massi.
E' al Sans Facons, di Luigi Germi, che si formera' e si stabilira' d'estate il nucleo più consistente dell'élite letteraria italiana, che funzionerà da volano, da calamita per un gran numero di altri artisti italiani e stranieri che avranno li' il loro cenacolo. Nell'intento di tutti il soggiorno ha la funzione di una rilassante villeggiatura, in realtà personaggi di quel calibro intellettuale ed artistico trovano giocoforza l'humus ideale per discutere delle proprie idee, del proprio sentire e del proprio lavoro con colleghi e immancabilmente Bocca di Magra finisce nelle loro opere.
" Da me a quell'ombra in bilico tra fiume e mare/ solo una striscia di esistenza/ in controluce dalla foce " ( Vittorio Sereni)
" Passo veloce come il vento lungo la riva sinistra del Magra,dove il vento scompiglia le chiome dei salici..." ( Epitafio - Giorgio Bassani)
" Guardo le acque e le canne di un braccio di fiume e il sole dentro l'acqua..." ( Questo muro- Franco Fortini)
" Una volta, io so, qui c'e' stata la gioia. L'aria ne trema ancora, ancora non si e' spento lo stupore della valle e vederselo un giorno andar via" ( Da un belvedere della Val Magra- Roberto Pazzi)
" Un fiume negro - aveva promesso l'amico - un bel fiume negro d'America. Questo era il dato invogliante. Opulento a fine corsa, pachidermico in certe ore di calma..." ( Un posto di vacanza- Vittorio Sereni )
Non mancano anche i pittori, primo tra tutti Carlo Carra', che da un certo momento in poi frequentano il luogo tra fiume e mare, in cerca di ispirazioni e con gli stimoli che l' ambiente inevitabilmente finisce per creare.
Siamo negli anni '50, Elio Vittorini e' subito seguito nel suo soggiorno estivo tra fiume e mare da Vittorio Sereni, il poeta che piu' trarrà ispirazione da quella magica e tranquilla atmosfera, tra barche, scogli, fiume, monte e i semplici pescatori del luogo. Tra questi ci sono quelli che escono la notte con le barche da pesca, i grossi " gozzi" e quelli che con le " brucelle " dal fondo piatto, anch'esse condotte a remi, lanciano " il razzaglio ", una rete pesante di piombi che richiede grande perizia e addestramento, e che viene usata in acque basse.
Giungono presto ad aggregarsi al gruppo o di passaggio a trovare gli amici Franco Fortini, Giulio Einaudi, Italo Calvino, Emilio Soldati, Giorgio Bassani, Luciano Bianciardi, Carlo Levi, Guido Piovene, Alfredo Todisco, Nicola Chiaromonte, Roberto Pazzi, Mary McCarthy, Marguerite Duras, Toberte Antelme. Poi, il premio Pulitzer americano per poesia e narrativa Penn Warren, invitato da Vittorini, che in una lettera gli descrive entusiasta il posto e gli disegna una precisa cartina per come giungere alla foce.
Un concentrato di cervelli col maggior coefficiente di notorieta' letteraria mai avvenuto.
E' interessante e doveroso ricordare come ci sia qualcuno a fare da anfitrione a tutte queste presenze, ad attenderle ogni anno, Gianluigi Biso, un autentico " genius loci ", medico ( si meritera' in zona l'appellativo di "dottore dei poveri" ) e appassionato di arte che riceve spesso gli ospiti nel corso dell'estate nella sua ormai storica " Villa degli Ulivi", alle pendici del monte con vista sul quel paradiso. E' con lui che si iniziera' a pronunciare, quasi ante litteram, la parola " ecologia", allorche' radunera' tutti questi personaggi e altri ancora molto noti, attorno al progetto " Societa'degli amici di Bocca di Magra", che si batterà strenuamente per preservare la natura della zona, riuscendo a vincere quelle battaglie che hanno permesso di preservare buona parte del luogo, e dove e' possibile oggi, con qualche sforzo, immaginarsi ancora lo scenario di quei tempi irripetibili, se non l'atmosfera.
Poi, la generazione piu'anziana di quel gruppo inizia a scomparire o avere difficolta' a recarsi alla foce, in cui risuonano ormai le canzoni americane di fine anni cinquanta/inizio sessanta, ma una generazione piu' recente di giovani riuscirà ancora ad abbeverarsi alla magia di quei luoghi, in un modo che sarebbe risultato indelebile nella memoria.
La concentrazione di personaggi noti del mondo letterario e artistico non si dissolve del tutto, anche se non fanno piu' capo a un gruppo definibile, ma sono spesso soli e slegati tra loro, per quanto attratti da quanto rimane di quella magia. Appaiono sul posto in quei giorni il regista irlandese Harry Craig, il pittore Ernesto Treccani, Indro Montanelli, l'attore Jose' Ferrer, il grafico Guido Crepax e altri personaggi noti, spesso solo di passaggio e gravitanti non piu' attorno allo storico Sans Facons, ma al ristorante Ciccio, nato a inizio anni '50, dove, se non si respira piu' la magica atmosfera dei tempi di quella prima generazione di poeti e scrittori, aleggia comunque l' affascinante profumo dell'arte e la famiglia che conduce il locale instaura con gli ospiti un'atmosfera di casalinga amicizia non riscontrabile altrove. Per un'ultima volta, Bocca di Magra, la foce, mostrano la loro unicità e una magia in grado di calamitare gli animi piu' sensibili.
Sono rimasti oggi i cartelli " Piazza Vittorini" e " Lungomare Sereni ". Gigantesche prue di anonimi panfili parcheggiati troneggiano in primo piano, le luci si sono spente.

 
   
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