Avrei voluto
disporre molto più
di anni aggiuntivi,
anche per le sterili cose
quelle “care,
vecchie cose” che vendeva
impassibile
Gardiol, l’amico antico.
E invece io soprassalto prima:
è un pomeriggio, son le quattro
e dal letto trasalgo
immerso
ancora nell’acqua di mare,
perchè è nuovamente estate.
E mi domando
se io abbia proprio
compiuto quei “settantacinque”
anni che mi stanno scritti, stretti e sgraziati.
Forse
fu una truffa argentina
(di buona memoria e trentamila Euro, da un “amico”).
Ma io ne ho trentacinque di anni! Lo grido
come diceva, senza il grido, un inglese,
Ron, mio buon amico
vecchiotto ribadendo: "Vado
verso la quarantina".
Noi ridevamo e specialmente io di facile,
perché più giovane di lui.
Dunque ne avrei volute
tante
ancora di cose
“sterili”,
d’affetto,
messe nella nostra infanzia
invecchiata.
Come le “macchinine”!
Piccole da bimbo,
grandi da cresciuto (di peso).
Cose “da uomini”.
E
le mangiate con gli amici,
atque
le gozzoviglie,
assieme anche alle auto.
Bello,
come un’Amatriciana.
O la birrona
alla spina
gelata e tanta Estate.
Ma come lo Stato,
cova, una congestione.
In medium
stat virtus. Semper.
O quasi.