WILLIAM BUTLER YEATS: UN UOMO GIOVANE E VECCHIO
"Getta uno sguardo freddo sulla vita,
Sulla morte
Cavaliere prosegui"
W.B.Y.
di Stefano Bernardinelli
Oltreché grande poeta, William Butler Yeats è un personaggio decisamente interessante. Innanzitutto perché è uno degli “ambasciatori” più illustri di un mito molto vivo anche in Italia: quello dell’Irlanda, della sua natura e del suo folklore. E poi per la sua curiosità nei confronti del soprannaturale e dell’occulto, sempre più presenti nella sua opera “man mano che il mondo visibile e quello invisibile gli sembravano convergere e compenetrarsi nella sua speculazione” (Anthony L. Johnson).
L’uomo che a quarant’anni era già considerato da molti il maggiore poeta vivente di lingua inglese ha continuato fino all’ultimo a comporre versi, scrivendo – per opinione pressoché unanime – le sue opere più alte durante la vecchiaia.
Penetrare nel suo complesso mondo simbolico non è semplice, anche perché Yeats, specialmente nella maturità, è poeta estremamente “dotto”, che assimila e fonde altre mille tradizioni culturali oltre a quelle della sua terra natia: ma quali ricompense attendono il lettore!
Nasce nel 1865 a Sandymount, un sobborgo di Dublino, da famiglia agiata di fede protestante. Il padre, uomo di grande cultura, è pittore; il fratello Jack ne seguirà le orme.
Trascorre la maggior parte dell’infanzia e della fanciullezza a Londra: la nostalgia dell’Irlanda, specie dei luoghi della contea di Sligo, nei quali trascorre alcuni periodi di vacanza, è precoce; e in Irlanda ritorna adolescente, frequentando la Erasmus High School di Dublino e, successivamente, studiando pittura alla Metropolitan Art School.
Di questi anni dublinesi importa sottolineare i primi contatti del giovane William con gli ambienti del nazionalismo irlandese, le prime esperienze “occulte”, tra sedute spiritiche e partecipazione a circoli esoterici, e l’emergere di una vocazione letteraria che quei contatti e quelle esperienze già influenza e condiziona.
Data al 1887 il nuovo trasferimento a Londra, sempre al seguito della famiglia. Nel gennaio 1989, poco dopo la pubblicazione della prima raccolta poetica, "I vagabondaggi di Oisin e altre poesie", nutrita dei miti e delle tradizioni della patria, il ventitreenne Yeats fa un incontro che avrà conseguenze incalcolabili sul suo futuro: quello con Maud Gonne, donna bella ed energica, dedita alla causa dell’indipendenza irlandese dal Regno Unito.
Se ne innamora pazzamente, ma colei che sarà l’ispiratrice di tanta sua poesia d’amore – e che parteciperà, pur tra contrasti e incomprensioni, all’opera di rinnovamento della cultura irlandese con il suo carisma e il suo impegno di attrice teatrale – non lo ricambierà che con la sua amicizia.
Per moltissimi anni ogni tentativo di dimenticarla sarà vano. A questo proposito c’è un aneddoto. Olivia Shakespear, con la quale si fidanza e convive verso il 1896, è costretta a lasciarlo quando una lettera di Maud getta il poeta nel più gran turbamento, facendole intuire la verità sui suoi sentimenti.
La fondazione della Irish Literary Society of London e della National Literary Society a Dublino è il primo passo di uno sforzo sempre crescente da parte di Yeats, lungo tutti gli anni Novanta e nel primo decennio del Ventesimo secolo, verso la creazione e l’organizzazione di una nuova letteratura e di un nuovo teatro irlandesi.
La fase più feconda del cosiddetto “rinascimento celtico” è quella segnata dalla sua collaborazione con John Synge e Lady Gregory. Il primo, conosciuto da Yeats a Parigi e convinto a tornare in Irlanda e incitato allo studio dei costumi e delle credenze delle selvagge isole Aran, nell’Oceano Atlantico, rivela il suo talento drammatico in opere come "Il playboy del mondo occidentale". Lady Augusta Gregory è una delle grandi figure della vita di Yeats: si incontreranno per la prima volta nel 1896. La nobildonna collabora fattivamente nella raccolta e nell’elaborazione del materiale folklorico, e nella fondazione del teatro nazionale irlandese: si cimenta in prima persona nella scrittura di commedie, con brillanti risultati; offre al poeta la sua premurosa amicizia, lo sostiene finanziariamente, lo aiuta nei momenti di più intenso sconforto causati dall’amore per Maud Gonne. L’ospita con regolarità nella sua tenuta di Coole, nella campagna irlandese del Galway, prima rifugio prezioso, poi luogo-simbolo di tanta poesia yeatsiana.
L’impegno di Yeats per l’Irish National Theatre prevedeva un’attività creativa in prima persona (con opere come La Contessa Cathleen) ma anche responsabilità istituzionali e gestionali, che gli sottraevano energia creativa.
Tra il 1903 e il 1908 la produzione poetica è quasi nulla, e in seguito riprende con molta difficoltà: è la situazione deprimente a cui si riferiscono allusivamente i versi scritti in un momento di sconforto. Ma già dalla pubblicazione della raccolta "Responsabilità" (1914) la poesia di Yeats mostra un nuovo vigore, nutrito al tempo stesso di un linguaggio più concreto ed essenziale e di una capacità visionaria senza precedenti. Cos’è successo? Almeno un paio di fatti vanno evidenziati: l’esperienza, importantissima, di scrittore teatrale e l’amicizia con un altro dei protagonisti della poesia del XX secolo, Ezra Pound.
Di vent’anni più giovane, l’americano, ma carismatico e sostenitore di una poetica che condannava l’astratto e il vago in nome della chiarezza e della concisione. Si sa che Pound ha contribuito a dare la forma attuale a uno dei grandi poemi del Novecento, "La terra desolata" di T.S. Eliot, “tagliandone” quasi metà dei versi. Non è da meno nei riguardi di Yeats, modificando per la pubblicazione alcune sue poesie senza neppure domandarglielo! È indubbia la sua influenza sul quasi cinquantenne poeta irlandese, indubbio il suo merito anche nella scoperta del teatro Nô giapponese, che Yeats metterà a frutto nei drammi scritti dal 1916 in poi.
Gli anni 1916-17, durante i quali si combatte la prima guerra mondiale, sono difficilissimi per l’Irlanda, e preludono ai conflitti ancor più sanguinosi degli anni successivi tra l’IRA e le forze inglesi, e alla guerra civile che seguì l’indipendenza (1921). Sono anni cruciali anche per Yeats – in primo luogo per la sua vita privata. Maud Gonne, che si era sposata nel 1903, rimane vedova nel 1916: il marito, dal quale era già separata, è giustiziato dalle forze inglesi per avere partecipato all’“Insurrezione di Pasqua”.
Il poeta le domanda per un’ultima volta, e ancora inutilmente, di sposarlo. Di lì a pochi mesi s’innamora della figlia adottiva ventenne di Maud, Iseult; al suo rifiuto si propone, stavolta con migliore fortuna, a Georgie Hyde-Lees. Nonostante le premesse sarà un matrimonio felice, allietato dalla nascita di due figli, Anne e William Michael. Ma Georgie non è solo una compagna intelligente ed affettuosa: è anche una studiosa di scienze occulte – e una donna che parla con gli spiriti. Fin da quando aveva cominciato a frequentare la Società teosofica della famosa medium Madame Blavatsky, Yeats non aveva mai perso interesse per il misticismo e per i fenomeni metapsichici, leggendo e rileggendo scrittori come Blake, a cui ha dedicato anche un importante studio, e Swendenborg. Ora, però, il complesso di credenze accumulate si arricchisce enormemente fino a diventare un “sistema” nel trattato "Una visione", principalmente basato su di una “ruota lunare” divisa in 28 fasi, che pretende di riassumere nei diversi significati di ciascuna fase e dell’insieme ogni manifestazione della vita e del pensiero. La reincarnazione è un’altra idea fondante. Una visione può essere senz’altro etichettata come un’affascinante bizzarria, ma costituisce l’irrinunciabile sfondo della fioritura lirica dell’ultimo Yeats.
L’edizione del 1919 della raccolta "I cigni selvatici a Coole" è il crocevia poetico di queste esperienze. Vi troviamo versi d’amore dedicati a Maud Gonne, alla figlia Iseult, e il primo abbozzo della pseudo-filosofia “lunare” che andava formandosi in quegli anni. Vi troviamo, infine, gli ambienti e i simboli (l’antica torre normanna che Yeats ha acquistato e fatto sistemare nella campagna irlandese, non lontano da Coole, come residenza estiva per sé e per la famiglia) che daranno il titolo alle raccolte successive, le maggiori: "La Torre (1928)" e "La scala a chiocciola e altre poesie" (1933).
In tali raccolte la condizione, sofferta ed esaltante a un tempo, di estremo vigore della mente e della fantasia e di anzianità del corpo è il tema di alcune poesie tra le più famose, come la bellissima "Navigando verso Bisanzio" , e ad essa allude anche il titolo di questo scritto.
Il 1923 è l’anno dei grandi riconoscimenti: la nomina a senatore del nuovo Stato libero d’Irlanda e il conferimento del premio Nobel per la letteratura. Nell’ultimo periodo della sua vita, sofferente di disturbi polmonari, trascorre lunghi periodi nel clima mite di Rapallo e della riviera francese. Questi anni estremi e ancora meravigliosamente creativi vedono, oltre al lavoro instancabile intorno alle liriche e ai drammi, il fiorire di nuove iniziative, come la traduzione di antichi testi indiani (le Upanishad), la scelta dei testi per un’antologia della poesia contemporanea ("The Oxford Book of Modern Verse") e alcune trasmissioni radiofoniche per la B.B.C. Lontano dalla sua Irlanda, a Roquebrune Cap-Martin, nella Francia meridionale, muore il 29 gennaio del 1939. Dieci anni dopo, una nave da guerra della Repubblica irlandese ne riporterà il corpo in patria, per seppellirlo, secondo le sue ultime volontà, ai piedi del monte Ben Bulben.
Un Aviatore Irlandese
Prevede La Sua Morte
So che andrò incontro al mio destino
Lassù, da qualche parte tra le nuvole,
Io non odio coloro che combatto,
Coloro che difendo non li amo;
La patria e' Kiltartan Cross,
I miei compatrioti la sua povera gente;
La mia probabile fine non potrà danneggiarli
O renderli felici più di prima,
Non legge, non dovere mi spinsero a combattere,
Ne' uomo politico, ne' folla plaudente;
Un impulso di gioia solitario
Porto' a questo tumulto fra le nuvole,
Ho soppesato tutto, rammentato ogni cosa;
Gli anni a venire sembravano spreco di fiato,
Uno spreco di fiato gli anni addietro
In equilibrio con questa vita, questa morte. |