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I GATTI DI WAIN 
Amore per i mici e arte genuina 


Di Elena Perra e Corrado Barbieri 



Ci sono personaggi destinati all'oblio nonostante siano stati dei precursori, dei " creatori di impulsi " grazie  alla loro sensibilita', non necessariamente con riguardo  a straordinarie invenzioni che hanno portato l'umanità a chissa' quali vette, ma a opere piu' semplici, in grado pero' di elargire emozioni oppure idee ad altri in grado di svilupparle su scala maggiore o in modo piu' complesso .

Uno dei tanti fu Louis Wain, nato a Londra nel 1860 e cresciuto con la passione per la pittura. Protagonista di una vita estremamente triste e travagliata, fu illuminato da una luce particolare, quella dell'amore per i gatti, nato da un evento tragico, la malattia incurabile della moglie. La sua Emily  trovo' infatti conforto nei suoi giorni da malata di cancro in un gattino, bianco e nero, trovato nelle circostanze più classiche, miagolante e infreddolito sotto la pioggia. Il gatto venne chiamato Peter e non fu soltanto il dolce compagno di una donna destinata a morire di li' a poco, ma anche quello di Louis, che doveva trarne  ispirazione per il resto dei suoi giorni. Wain infatti dipinse per tutta la vita gatti, sviluppando uno stile originale e in costante evoluzione. 

I suoi inizi videro riproduzioni del gatto nei suoi vari, teneri e graziosi atteggiamenti, nelle straordinarie espressioni, sguardi, ma  ben presto avvenne la trasformazione e gli animali furono da lui antropomorfizzati, rappresentati  eretti su due zampe e  dediti a tutte le consuete  attivita' umane, come giocare a carte, prendere il te', pescare o fumare e con tutte le tipiche espressioni umane, dal riso al pianto. Per quanto ancora in epoca vittoriana, e c'e' da supporre che gli animali che  popolavano il paese delle meraviglie dell'Alice di Louis Carrol passassero un po' inosservati  presso il grande pubblico, gli editori si accorsero dell' originalita' rappresentata dai  disegni di Wain e iniziarono a pubblicarli su riviste e libri  per bambini. La produzione del pittore divenne cosi' vasta e frenetica e di pari passo si manifestarono in lui i sintomi di una malattia mentale su cui ancora oggi sulla rete vengono spese stupidamente pagine di ipotesi senza alcuno scopo o fondamento. 

Per certo, e nonostante le limitazioni che gli impose la malattia, Wain ebbe un'evoluzione in senso artistico degna di nota e per certi versi precorritrice di rappresentazioni estetiche future : gli scenari su cui si muovevano i suoi gatti assunsero forme astratte, i colori divennero sempre piu' caleidoscopici e le rappresentazioni spesso oniriche, e proprio per questo piu' emozionanti e artisticamente valide. Si calcola che le sue opere siano apparse su oltre cento libri per bambini, senza contare le riviste, le stampe satiriche e le cartoline. 

Era il volgere del secolo e nel 1907 Wain si reco' a New York dove realizzo' dei fumetti per il gruppo editoriale Hearst, per i quali  fu lodato, ma non di piu' . E' ironico rilevare che nel frattempo Beatrix Potter disegnava in modo goffo e banale gatti, conigli e altri animali da cortile  semi-antropomorfizzati ( il suo coniglio Rabbit, guarda caso, si chiama Peter...) arricchendosi grazie al suo rapporto con l'editore Warne. Modesto e ingenuo, Wain non era invece il tipo che sapesse fare i suoi interessi, e rimase preda di ripetute truffe sui diritti ad opera di editori che conoscevano il suo carattere e il suo stato.

Con il ripetersi delle crisi mentali, Wain fu ricoverato nel 1924 in un ospedale psichiatrico e coloro che lo avevano apprezzato non esitarono ad aiutarlo, compresi scrittori e lo stesso Primo Ministro inglese. Continuo' a dipingere  all'interno dell'istituto, con maggiore tranquillita' e sotto la spinta del suo amore imperituro per i gatti.

Di li' a poco sarebbero sbocciate le creazioni di Disney, l'apogeo delle storie degli animali antropomorfizzati, quelle creature a cui Wain e a suo modo Louis Carrol avevano dato vita molti decenni prima. 

 

 



 
   
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