LETTERA A DIANE VARSI
di john Milner
E' facile iniziare a parlare di te dal tuo grande successo in "Peyton Place", piu' problematico avventurarsi nella tua soffertissima vita successiva a quell’evento. Due fasi così diverse perchè una è evidente e l’altra così criptica e contorta per chi non ti ha frequentato. Ma la tua essenza rimane là, in Peyton, è quella che ci parla di te. Ribellione, sensibilità esasperata, spontaneità, riservatezza, sono tutte caratteristiche che ti preclusero Hollywood e che invece chi aveva diretto Peyton aveva individuato come ideali per il personaggio di Allison McKenzie.
Eri al debutto, e non sapevi nemmeno se avresti fatto l’attrice in futuro. Certo è che desti al personaggio una naturalezza nell’esprimere i sentimenti che forse un’attrice navigata non avrebbe potuto dare. C’era tutta la purezza dell’adolescenza, la paura della vita, e al contempo il desiderio di buttarti fuori, l’approccio timido all’amore e la durezza di chi si sente ferito.
Molto brava, ma credo che cio' che conta siano le emozioni che ci hai trasmesso, e proviamo nostalgia quando ti rivediamo, perché in quella parte, in te, vediamo noi, i nostri amici, le nostre situazioni. Che poi fossi a un test di debutto recitativo oppure fossi realmente tu, cosa di cui sono convinto, non importa.
Per certo una chiave di penetrazione nell’animo dello spettatore è stato da parte del regista inserire nel film la tua voce fuori campo, che descrive via via il tuo sentire.
Volevano fare di te il corrispettivo femminile di James Dean e non fu cosi': in parte non lo permettesti tu, col tuo carattere, per il resto gioco' la sfortuna in termini di salute.
Si', la tua vita e' rimasta racchiusa nel personaggio di Allison, che non e' limitativo, anzi, ti ha proiettato nel più grande dei doni possibili dell’esistenza, l’immortalità nella memoria di chi ti ha incontrato, anche se sullo schermo.
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