Menu' Cinema
 

QUESTA SPECIE D'AMORE

dal romanzo omonimo, regia e soggetto di Alberto Bevilacqua con Ugo Tognazzi e Jean Seberg




di Corrado Barbieri




Un manifesto contro l'ipocrisia, contro la cultura borghese, sull'importanza di essere se stessi e sulla imprescindibile salvaguardia della dignità. Questo, ed è tanto, ha voluto dirci l'autore e regista in una vicenda ambientata nei turbolenti anni '70 in Italia, ma trasponibile in ogni epoca. Un'opera che anche in questo caso è pregevole soprattutto per l'interpretazione, doppia, del protagonista Ugo Tognazzi, che ricopre le parti del padre e del figlio, dove la prima risulta essere di grandissimo spessore artistico.
La vicenda si svolge prima a Roma, poi a Parma, la città del regista, ed è in questo ultimo contesto dove egli riesce a cogliere in pieno gli aspetti più umani e significativi di una storia aderente alla realtà del luogo e dei tempi.
In modo quasi ossessivo il film è punteggiato da brevi flashback, in scene color seppia, che riprendono in tempi successivi la persecuzione del padre, militante socialista, falegname integro e schietto, da parte del regime fascista. Un modo per sottolineare la dignità del personaggio e metterla continuamente a confronto con quella del figlio e degli ambienti farisaici che da giovane ha iniziato a frequentare.
Federico è sposato con Giovanna (Jean Seberg), figlia di un alto borghese maneggione e decadente, legato a doppio filo agli ambienti affaristici vaticani, ed è relegato al ruolo di lacchè, di puro esecutore degli intrallazzi del suocero. Il suo matrimonio con la viziata Giovanna è ormai in pezzi, mentre lui prende via via piena coscienza della squallida vita che conduce nel marciume dell'ambiente.
Da tempo ha allentato i legami col padre, che è a Parma e che a volte si è recato a Roma nell'intento di ritrovare il figlio, il cui ambiente, per lui inconcepibile, ha costituito una barriera anche al semplice incontro. Ma un giorno ci riprova, andando a trovarlo nel palazzo patrizio, dove si sta tenendo una festa, presenti prelati, nobili, alto-borghesi.
E qui assistiamo a uno dei momenti più significativi del film, quando il vecchio padre si aggira tra i tavoli, tra cibi sofisticati e champagne, incontra il consuocero, e vede finalmente la moglie del figlio, che non aveva mai incontrato e che gli appare in tutta la sua bellezza. Non rimane a lungo, ma prima di andarsene nota una pianta di glicine apparentemente secca, appassita, inerpicata per un muro del palazzo, abbandonata. Chiede a quel punto una scala, e con il temperino che tiene sempre in tasca la incide e scopre che è viva, tra lo stupore dei presenti per una scena che non appartiene al loro mondo.
È la metafora di ciò che accadrà a Federico: pur nell'ambiente arido e moralmente morto in cui da anni vive, trovera' la forza di staccarsene e tornare alle radici.
Avviene quando Giovanna perde il bambino che attendevano quale evento illusorio per poter ricucire un rapporto ormai alla fine.
Federico decide di tornare alla sua natale Parma, alla casa del padre. Una di quelle tipiche case parmigiane tra campagna e città, che sta per essere ingurgitata dalla cerchia urbana, ma ancora con un'aia e splendidi fiori che il vecchio coltiva. Lì ritrova la serenità, abita di nuovo la sua stanza, assaggia il Lambrusco del padre, rivede, invecchiata, una sua fiamma di gioventù, vede cresciuti i figli dei conoscenti, rincontra due sue vecchie balie.
Giovanna improvvisamente lo raggiunge, forse per un ultimo incontro.
È spiazzata da quel mondo genuino, da quella pace. E partecipera' anche al rito tutto parmigiano della notte di S. Giovanni, quando a Parma la gente mangia all'aperto fino ad ora tarda nella notte per "prendere la rugiada", che coincide col solstizio estivo. Una lunghissima tavola con decine di persone, nella grande aia, un rito antico, dove il vecchio siede a capotavola. Quando in apertura della cena giunge la consuetudine della forma di formaggio tagliata, da “scavare” con l'apposito coltello, Giovanna ne prende delicatamente un pezzetto, ma il vecchio le insegna ad affondare il coltello secondo le abitudini del luogo, e a servirsi con un pezzo ben più abbondante, secondo l'uso.
Il giorno seguente Federico e Giovanna ritrovano momenti di serenità in una campagna verdissima, nei pressi di un argine, sul quale lontano appare il padre che si allontana in bicicletta, un’apparizione, perché il vecchio in realtà è morto a casa, in quei momenti, per un attacco cardiaco.
Il finale mesto vede Giovanna ripartire e Federico restare nella sua terra, ormai non più in grado di rivivere le ipocrisie di un mondo sbagliato.

++
   
  scrivi a info@corradobarbieri.com