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LE STORIE DELLO ZIO REMO




di Corrado Barbieri





All'inizio degli anni Cinquanta dell'800 esce quello che forse e' il romanzo del secolo, " La capanna dello zio Tom", di Harriet Beecher Stowe. Si tratta di un libro di rottura, perche' per la prima volta si narra della vita degli schiavi nel Sud degli Stati Uniti.
L'opera creera' forti reazioni nell'opinione pubblica e c'e' addirittura chi lo ha considerato come l' inizio dello scontro tra abolizionisti e schiavisti che portera' alla Guerra di Secessione.
Dieci anni dopo, il mondo degli schiavi neri e delle piantagioni sara' ancora il contesto in cui nascera' una raccolta di narrazioni, fiabesche e a firma Joel Chandler Harris, un giornalista che abitera' per un certo tempo proprio in una piantagione, in cui si sentira' molto vicino alla causa nera. Quale figlio illegittimo era stato infatti oggetto di discriminazione. Il puritanesimo americano non perdona e la discriminazione a sud della linea Mason - Dixon e' una regola.
Le storie di Harris, che usano il linguaggio degli afro-americani e sono ispirate a quelle che gli schiavi raccontavano ai loro bambini, hanno gli animali come protagonisti: fratel coniglietto, sora volpe, compare orso, storie con risvolti umoristici. Harris le intitolo' "Uncle Remus Stories": lo zio Remo e' un vecchio schiavo, saggio e scherzoso, che polarizza con i suoi racconti frotte di bimbi delle piantagioni.
Nonostante il genere, l' evento letterario non e' da considerarsi superficialmente. Dopo la "Capanna dello zio Tom", e' un'altra occasione di far conoscere il mondo degli schiavi neri, punti di partenza letterari della lunga marcia verso l'emancipazione di un popolo, anche se questa destinata a un pubblico di fanciulli.
"Uncle Remus Stories" appare attorno al 1885, e a distanza di qualche anno ne verranno realizzate negli Stati Uniti e in Inghilterra varie edizioni, che hanno il pregio di essere illustrate con disegni degli animali/personaggi protagonisti, disegni che da schizzi in bianco e nero diventeranno via via fantasiose tavole a colori.
E giungiamo alla fine degli anni Trenta, quando "Le storie dello zio Remo" approdano anche in Italia, per le edizioni Salani: libretti cartonati, con copertina e retro a colori e una pagina a colori in apertura all'interno. Le varie storie sono illustrate con disegni semplici, a due colori o in bianco e nero. Usufruiranno di queste letture soprattutto i bambini del dopoguerra, che saranno coinvolti nella perenne lotta tra Fratel Coniglietto e la volpe, storie di una lotta di sopravvivenza, quindi in teoria drammatica, ma a cui l' astuzia del coniglio riesce sempre a dare un rassicurante e divertente lieto fine.
"Le storie dello zio Remo" saranno tuttavia destinate a restare un'opera travagliata : nate in un contesto tragico, quello della schiavitu', non potranno che seguire la dolorosa, lenta ed epica battaglia degli afro-americani per la liberta'.


Entra in scena la Disney
Era ovvio che storie di animali umanizzati in America colpissero l'attenzione di Walt Disney, che negli anni Trenta prende contatti con gli eredi di Harris. Come da sua abitudine Walt inizia a pensare anche in questa occasione in termini innovativi. In pratica vede un lungometraggio dove i soggetti disegnati interagiscono con veri e propri attori. Deve esserci lo zio Remo che racconta, bambini che ne seguono le narrazioni e con uno dei quali stringe amicizia, soggetti disegnati che appaiono non solo negli episodi veri e propri, ma che tra una storia e l'altra si relazionano con gli umani.
Il tutto pero' richiede una tecnica " mista" non ancora messa a punto dal cinema e passeranno alcuni anni, durante i quali emergeranno anche difficolta' con i proprietari dell' opera. Non e' facile in realta' seguire Disney nella sua creativita' e nei suoi intenti commerciali geniali, e d'altra parte la sua sensibilita' e accortezza lo fanno procedere con cautela: lo zio Remo e' pur sempre uno schiavo nero e negli anni Trenta la discriminazione e' ancora in pieno vigore,
specie negli stati del sud. Superati con non poca fatica gli ostacoli tecnici, Walt intitola quindi il film "Song of the South" (in Italia "I racconti dello zio Tom"), cosa che subito non piace agli eredi di Harris. La pellicola esce comunque nelle sale con quel titolo, a guerra finita, nel 1946, per la regia di Harve Foster e Wilfred Jackson.
Aldilà delle storie che contiene, il film trasmette un messaggio di amore a fratellanza: il simpatico e scherzoso zio Remo, interpretato da James Baskett, i bambini che lo seguono nello scenario della campagna meridionale, l'amicizia con Johnny, uno di loro, gli animali, disegnati ma anche reali, che interloquiscono con loro, il tutto nello spirito sempre poetico che e' una sorta di marchio delle opere di Disney.
Il film non trova pero' il favore di coloro che si battono per i diritti civili. I tempi stanno cambiando e lo schiavo nero felice, divertente e accondiscendente si avvicina troppo alla figura dello zio Tom del romanzo della Stowe: un popolo sta alzando la testa e sara' presto tempo di lotte e battaglie da condurre con determinazione e con costi umani altissimi.
Disney riesce, usando tutto il suo peso di straordinario artista, a influenzare una Hollywood dove tanti sono i detrattori di quel suo lavoro, e a ottenere che James Baskett nel 1948 riceva l' Oscar. Contemporaneamente vengono stampate negli Stati Uniti, in Inghilterra e in Italia dalla Mondadori, belle edizioni cartonate, illustrate con i disegni Disney, sempre con il titolo "Uncle Remus Stories", come pure singole storie pubblicate singolarmente come comics. "Topolino" libretto uscira' nel 1949 in Italia con la prima storia, seguita da altre, che tuttavia mancano totalmente di sapore e in cui i personaggi risultano eccessivamente caricaturizzati.



Zip-a-Dee-Doo-Dah
E' la canzone che caratterizza il film,cantata dallo zio Remo (Baskett), e riceve un Oscar come motivo più originale dell'anno. Assieme a "When you wish upon a star" (vedi nella sezione Musica), diventa una delle sigle con cui la Disney presenta i suoi programmi. Interpretata da molti artisti della canzone, trova un interprete ideale soprattutto in Louis Armstrong, che la include nel suo album dedicato alle musiche Disney.

 

 

 




 

 

 

 
   
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