Una celebre barzelletta di un tempo recita: Toscanini, Bernstein e Karajan si incontrano in un teatro deserto. Toscanini:<< ho fatto un sogno...Dio mi diceva che sono il piu' grande direttore d'orchestra del mondo! >>. Bernstein:<< strano, anche io ho fatto un sogno...Dio mi diceva che sono il piu' grande direttore d'orchestra del mondo! >>. A questo punto Karajan dichiara stupito: << non ricordo proprio di avervi detto questa cosa!!>>. Ogni genio ha un mondo per se'!
Herbert von Karajan, austriaco di Salisburgo...che durante il nazismo non si fece scrupolo di professarsi iscritto al partito nazista pur di emergere nell'olimpo della grande musica tedesca dominata da Richard Strauss, Wilhelm Furtwangler e orfana di Bruno Walter e Otto Kemperer scacciati dalla loro Patria e dalla tradizione sinfonica del vecchio continente perchè giudei.
Leonard Bernstein, ebreo, figlio del nuovo mondo...solide basi classiche e permeato dalla musica popolare americana di George Gershwin e del jazz...primo grande esponente statunitense nel panorama sinfonico mondiale, fino ad allora solido appannaggio della cultura europea.
Karajan, direttore “a vita” dei Berliner Philarmoniker, che dirigeva con gesto veemente ma misurato sempre ad occhi chiusi, concedendo al gesto il tocco trasfigurato della sua musica verso i suoi ipnotizzati “Berliner”, enfasi e tradizione della “deutsche kultur”.
Lenny Bernstein, “casual” come il suo Paese...travolgente, con un tocco entusiasta e potente, con i suoi occhi alla ricerca degli strumenti...sudato a pioggia e con un orecchio musicale istintivo ed assoluto! Lenny era capace di dirigere Beethoven ed allo stesso tempo comporre la trasposizione americana di Romeo & Giulietta con la sua grande opera moderna: West Side Story.
Due antipodi...nella loro vita, nel loro passato attraverso lo straordinario e terribile “Secolo breve”.
La New York Philharmonic Orchestra di Lenny...i Berliner del “piccolo K” (come lo definiva con scherno Furtwangler)...sembrava che nulla potesse avvicinarli. Ma la musica e' un “genio” imprevedibile, rompe schemi e traccia tangenti...verso la fine della loro vita terrena, fu Lenny a disseppellire una remota “chiave di violino”impegnandosi con forza a riscrivere, rivalutare e riscoprire Gustav Malher, compositore romantico austriaco, della grandezza di Richard Wagner. Malher, ebreo di nascita, pur di essere accettato al concorso per divenire direttore della piu' grande orchestra dell' Ottocento, i Wiener Philarmoniker, abiurò la propria religione facendosi cristiano, sacrificando alla musica la propria anima mistica! Negli anni '30 del novecento il nazismo si affrettò a cancellare Malher come compositore classico...glorificando Wagner, Beethoven e Mozart come i giganti assoluti nel panorama della musica sinfonica.
Bernstein ebbe il grande merito di intraprendere una sorta di “missione di riscoperta” riportando alla luce la straordinaria opera di Gustav Malher, nel posto che le spetta nel calendario sinfonico, attraverso concerti ed incisioni discografiche che, ancora oggi, destano lo stupore di un pubblico appassionato in ogni angolo della Terra.
Lo stesso Karajan, in seguito al lavoro di Lenny, si impegnò di persona nella rivisitazione del grande compositore austriaco... in una sorta di trasposizione emotiva si immedesimò spiritualmente nelle note di una memorabile registrazione della IX sinfonia di Malher, fino ad esaurire le sue residue forze fisiche. Karajan condusse il “Neujarkonzert” 1988 con i Wiener...fu il suo ultimo concerto...e prima di scoccare il primo accordo del “An Der Schönen Blauen Donau” di Strauss...ad occhi chiusi...il “guerriero”sussurrò un augurio universale all' orchestra ed alla platea gremita con tre semplici parole: <<Pace, Pace, Pace! >>. Nel camerino...stanco e provato... attorniato da personalità e famigliari, fu raggiunto da Lenny...il camerino magicamente si svuotò di colpo...parlarono a lungo, di cosa non si sa...il “piccolo K” morì pochi mesi dopo e Lenny ne fu sconvolto...passarono solo pochi mesi e Bernstein diresse la IX sinfonia di Beethoven davanti ai resti del muro di Berlino, ormai demolito dal crollo delle ideologie. Poco tempo dopo Lenny morì, portando con sé i 50 anni di musica sinfonica più emozionanti e tramandati ai posteri, della controversa storia musicale del XX secolo.
Giorgio Viola 60borea@gmail.com