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PAURA D'AMARE ( Frankie and Johnny )





di John Milner

Il primo aggettivo che si può leggere nelle recensioni riferito a questo film del 1991 con la regia di Garry Marshall, e' naturalmente -romantico-, il che non fa una grinza. Il lavoro lo e', in modo delicato e anche per certi versi in modo nuovo per i tempi in cui e' uscito.
Tuttavia in " Paura d'amare", titolo italiano, c'e' a ben vedere molto di piu', ed e' proprio cio' che induce a rivederlo, apprezzando via via dettagli che in una storia così articolata e densa di personaggi sono sfuggiti sicuramente a una prima visione.
Tratto dalla commedia teatrale " Frankie and Johnny in the claire de lune " di Terrence McNally, apparsa nel 1987, ha ovviamente il suo punto di forza nella splendida interpretazione di Al Pacino ( Johnny ) e Michelle Pfeiffer ( Frankie ), lui un cuoco appena uscito di prigione per un assegno falso e lei una cameriera con trascorsi sentimentali che le hanno lasciato profonde ferite. Piccola gente immersa in un universo umano comune, una tavola calda dove ogni personaggio ha una sua empatia, che va ad arricchire la storia proprio in virtù della sua " normalità' ", del suo essere persona con cui possiamo avere a che fare nella quotidianità'. Un ambiente che risulta immediatamente caldo e familiare, tra i simpatici difetti di ciascuno e le ironie presenti anche in ogni situazione reale . Ma e' anche lo spaccato della vita degli ultimi decenni, dominati nelle grandi città' da un profondo senso di solitudine e dalla difficolta' di comunicare e di condividere.
Ciò che rende il tutto cosi' accattivante e' pero' il tocco dato dal regista, che intercala il ritmo serrato della storia con momenti lievi di pausa, dove ogni personaggio trova, nella solitudine e nella calma di fine giornata, momenti di riflessione, di tenerezza o di romanticismo.
Il difficile amore dei due protagonisti si dipana tra le vite meno problematiche dei colleghi di lavoro, anch'esse colte negli istanti quotidiani piu' umani e interiori, per poi sfociare in un confronto duro ma a lieto fine. Il finale e' di eccezionale piacevolezza e si svolge in un'atmosfera notturna non scevra da poesia e sottolineata dal " Claire de lune " di Debussy trasmesso da una stazione radio locale mentre i due amanti si convincono finalmente del loro sentimento. Ma l'obiettivo si sposta e carrella, sempre accompagnato dal " Claire de lune ", su tutti i momenti degli altri personaggi a quell'ora, ciascuno nelle proprie case e nelle proprie stanze, colto nella calma serena della notte, con un effetto di piacevole intimita', ironia e poesia.
Grande il regista e totalizzante Pacino, come sempre : un'opera da vedere e rivedere in ogni stato d'animo, perché la vita che scorre " normale ", i difetti, le situazioni comiche, ci mettono sempre a nostro agio, e non scadono mai, specie se presentati con questo tatto.

 

 

 

 

 













 

 

 

 

 

 

 
   
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