Se tu non sei sfumato
come storia finita
allora forse tu sei ancora qui
a Calvì, te lo ricordi?
Perché chi ci ha poi detto che
tu non ci sei più,
chi,
se come il Principe piccino
ti sei rappreso alla tua storia?
Sì, ti sei immerso a Urgada,
ma non son nulla tre anni di apnea
se il tuo sorriso
riemerge ormai da quella aspetta
di minuto in minuto
quando passano le Sirene
tu sempre riaffiori
e le lusinghi delle tue ricette
di saraghi e tramonti
e le tue chiome
ondeggiano virili sulla sigaretta
salmastra dell’ultimo timone vespertino.
Perché essere qui ora, a Milano?
Perché concedere all’inverno
anche il tuo silenzio?
Perché aggregare il tuo vigore
a questo lugubre, a questo umido
enigma?
Amico di noi tanti amici
ritornaci un mattino
e risalpaci la barca ballerina
mentre dormiamo fiduciosi
come tuoi bambini,
Capitano.