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L'OFFICINA DEL FUMETTO




di Brunella Gilda Arena





Se non si fosse chiamato linus, rigorosamente tutto minuscolo, si sarebbe potuto chiamare così. Il periodico di fumetti italiano che prende il nome da uno dei protagonisti del fumetto per eccellenza, Linus van Pelt dei Peanuts, uscito per la prima volta nel 1965, è stato indubbiamente una scuola, una fucina, un punto di partenza per tantissimi fumettisti, oggi grandi, italiani. Ed è stato anche un veicolo di importazione e diffusione dei fumetti d'oltreoceano ed europei.
Sulle sue pagine hanno trovato posto Charles M. Schulz, naturalmente, il formidabile Mort Walker creatore dell'indolente, svogliato e irritante soldato dell'esercito americano Beetle Bailey e dei suoi commilitoni e superiori, a parere di chi scrive uno dei fumetti più divertenti del secolo scorso.
Gli uomini preistorici dell'americano Johnny Hart del fumetto B.C. (Before Christ, ndr), pochi tratti, frasi lapidarie e comicità garantita, come sue erano le avventure del Mago Wiz pubblicate sempre sul periodico. L'impiegato Bristow delle omonime strisce create dal fumettista inglese Frank Dickens, quintessenza dell'uomo normale e del ceto impiegatizio con aspirazioni, sogni e scontri con la dura realtà.

Questo per quanto riguarda gli “esteri”, ma naturalmente il periodico ha ospitato numerose firme italiane, tre nomi su tutti: Hugo Pratt e il suo Corto Maltese che ha fatto sognare e viaggiare intere generazioni di lettori, e che ancora oggi viene celebrato con mostre dedicate a lui e al suo creatore.
Guido Crepax e il caschetto più famoso della storia del fumetto: la sua Valentina, che ha debuttato proprio su queste pagine, ha fatto storia e i suoi tratti sono noti anche a chi non legge fumetti. Le ambientazioni oniriche, le citazioni erudite, i problemi e la vita di questa donna-fotografa che nel fumetto cresce letteralmente con il passare del tempo, sposano una figura conturbante e seducente che non raramente viene rappresentata in maniera discinta e sono indelebilmente impressi nella mene dei suoi estimatori.
Questo fumetto divenne così famoso che tra gli anni '70 e '90 venne adattato per il cinema e la televisione. E che dire di Andrea Pazienza che su questo periodico ha pubblicato numerosi fumetti negli anni '80? Uno dei migliori fumettisti italiani che ha fatto scuola con la sua ironia e il suo umorismo spesso dissacranti e poco corretti.
Ma questi tre maestri sono solo la classica “parte per il tutto” dato che l'elenco potrebbe essere lunghissimo e pieno di nomi che tutti conosciamo, da Milo Manara a Vauro. Sulle pagine di linus sono anche stati pubblicati alcuni fumetti de I Fantastici Quattro, era la metà degli anni '60 ed era il debutto della Marvel in Italia.

Alla nascita il periodico presentava anche alcune rubriche come la posta, gli annunci, i giochi settimanali, le interviste agli autori e inoltre la rivista si pose come elemento di rottura nel panorama “letterario” giovanile, dove l'aggettivo va inteso più come “lettura” che come “letteratura”, interpretando e dando voce ai cambiamenti dell'epoca, alle differenze e agli scontri generazionali, ai temi sociali e politici.
Erano pur sempre gli anni '60 (e poi i '70, gli '80 e così via) e nelle pagine di linus hanno trovato spazio e hanno esposto le proprie idee autori come Michele Serra, Stefano Benni, Pier Vittorio Tondelli e Alessandro Baricco, per citarne solo alcuni.
Siamo nel periodo in cui i ragazzi, di qualunque colore politico o ceto sociale, iniziano a manifestare e a rendere pubbliche le proprie idee, la proprie volontà e i propri ideali e questo, naturalmente, emerge dalle pagine di linus che ne ospita le penne. Come dire 'va bene divertirsi ma dietro e intorno c'è dell'altro' e che, tra gli altri, i fogli scelti per esprimersi fossero proprio questi forse non fu una scelta casuale. L'ironia e il sarcasmo hanno, da sempre, potuto dove spesso altri linguaggi hanno fallito.
La rivista negli anni ha cambiato diversi direttori ed editori fino alla crisi del 2013 e dal 2014 viene proposta anche in versione digitale.



 

 

 

 

 

 

 

E oggi? Oggi è diventato un magazine con tante rubriche, attualità e cose che suonano un po' come “cose dal mondo”, i fumetti ci sono ancora, certo, ma si ha quasi la sensazione che il tutto sia stato un po' snaturato nell'ottica di quell'infotainment che ormai seguono i programmi tv e, purtroppo, anche l'informazione. In sostanza, la rivista è più schierata e improntata alla critica sociale, espressa in numerosi articoli che tolgono spazio alle strisce dei fumetti. Tra questi si mescolano strisce “passate” come i Peanuts e Beetle Bailey e creazioni contemporanee. Una rivista, per forza di cose, diversa da quella degli anni '60 e questo può essere un pregio o il peggiore dei difetti.




 

 

 

 

 

 

 

 




 

 


 
   
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