Nadja Khodasevich era nata in un villaggio povero dell’attuale Bielorussia nel 1904, ma la passione per la pittura la portò lontano, fino a Parigi, capitale artistica dell’epoca. Là, oltre a dipingere, divenne prima l’assistente e poi la moglie del modernista Fernand Léger, di cui ha gestito l’eredità, facendo conoscere la sua opera nel mondo .
Il padre di Nadja vendeva vodka, mentre la madre, una tessitrice, allevava nove figli. Per la sua tenacia e il suo coraggio, fin da bambina fu soprannominata “Nadja la cosacca”. Nelle sue memorie ricorda come passava le giornate a raccogliere patate e le notti a dipingere! Ma il suo sogno era già nitido, diventare un’artista ed era ancora adolescente quando, dopo aver letto un giornale francese, fuggi’ in treno diretta alla “ Città’ degli Artisti “, Parigi.
Riconosciuta, fu ricondotta a casa e dovette accontentarsi di imparare le basi artistiche in una scuola della provincia russa. Ma dopo pochi anni fuggi’di nuovo, a Smolensk, dove stavano aprendo i “ Laboratori d’arte”, che tuttavia a quei tempi, siamo allo scoppio della prima guerra mondiale, significava vivere a pane e acqua e dormire in una gelida carrozza ferroviaria.
Pur nelle estreme difficoltà, l’obiettivo della tenacissima Nadja restava tuttavia Parigi, che penso’ di raggiungere trasferendosi dapprima in Polonia, patria natale del padre, come profuga. A Varsavia, nel 1921, riusci’ ad essere iscritta alla scuola di Belle Arti, pur svolgendo, per sopravvivere, ogni sorta di lavori umili e massacranti.
Intanto aveva gia ‘ individuato il suo stile, situato nel genere astratto, e, dopo un incontro con il pittore Kazimir Malevich, abbraccio’ con decisione il suprematismo. Si uni’ quindi in matrimonio con un artista abbiente, Stanislavsky Grabowsky e così’ giunse anche il sospirato trasferimento a Parigi.
La’ i due giovani nel 1924 si iscrissero entrambi all’accademia d’arte di Fernand Leger, che Nadja considerava artista geniale. Il primo influsso che ne ricevette fu un cambiamento in direzione formalistica, con conseguente abbandono del suprematismo, decisione che le permise di iniziare a vendere le sue opere. Il successo non inizio’ invece ad arridere al marito, realta’ che portò presto la coppia a dissapori e alla separazione, e per Nadja significo ‘ un ritorno a una vita di sacrifici economici. Ma il carattere indomito l’aiuto’ anche in questo frangente, e pur nelle difficoltà e dovendo svolgere ancora lavori umili e faticosi, riusci’ perfino a sue spese a pubblicare una rivista d’arte contemporanea.
Nel 1939, poco prima dell’inizio della seconda guerra mondiale, Fernand Léger offrì all’allieva di talento un posto come sua assistente, ma la guerra rimandò quell’unione. Léger, membro del partito comunista francese, era nelle liste nere della Gestapo, fu costretto a emigrare negli Stati Uniti e tornò nel 1945, mentre Nadja rimase a Parigi. Anch’essa si iscrisse al partito comunista e con l’inizio della guerra entrò in clandestinità e collaborò con la Resistenza.
Dopo il ritorno di Léger, Nadja continuo’ come sua assistente ma esprimendosi e agendo in modo indipendente. Il suo genere preferito rimanevano i ritratti, che esteticamente si accostavano all’espressionismo postbellico del messicano David Alfaro Siqueiros. Nel 1951, la moglie di Léger, con la quale il pittore aveva vissuto per più di trent’anni, morì. Un anno dopo l’artista fece una proposta di matrimonio alla sua assistente di lunga data e da coniugi trascorsero assieme felicemente i tre anni che rimanevano a Leger.
Solo allora Nadja poté dire di avere alle spalle la povertà e pote’ fondare a Biot, nel sud della Francia, un museo nella casa di campagna che Léger aveva acquistato, con opere di grandi artisti del Novecento. Per il resto della sua vita Nadja si dedicò alla promozione delle opere del marito.
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Oggi, molte opere di Nadja Khodasevich Léger si trovano nel Museo Nazionale d’Arte della Bielorussia, a cui le ha donate nel 1967 come omaggio alle sue radici. I musei del Cremlino conservano anche una collezione dei suoi gioielli in oro, platino e diamanti, che regalò al governo sovietico nel 1976.
Nadja realizzo’ anche una serie di ritratti a mosaico di figure artistiche e scientifiche russe che abbelliscono la città di Dubno,nella regione di Mosca.