C’era una volta, nella bella e romantica Parigi, l’incontro di due anime piene di talento che hanno dato vita ad una piccola e sconosciuta favola non convenzionale, intrisa di storia e d’arte. Siamo nel 1910, Anna Achmatova, poetessa russa, sposata con Nikolaj Stepanovic Gumilëv, affermato poeta, conosce, durante la sua luna di miele, il giovane e incontenibile Amedeo Modigliani. A quel tempo Modigliani è nel pieno del suo fervore creativo, la pittura gli regala il successo, anche se non è ancora maturato lo stile inconfondibile che renderà l’uomo immortale, ma è la scultura che lo assorbe in maniera totale. Anna invece è l’immagine della donna misteriosa che vuole e pretende il suo posto nel mondo, cercando di affermarsi come poetessa russa, pardon “poeta”, al maschile, perché aveva la netta impressione che l’appellativo poetessa, all’epoca limitasse il suo intelletto, i suoi sensi e la curiosità, di cui è sempre stata affamata. Tra queste due anime affini il colpo di fulmine è inevitabile.
Quando l’uomo incontra la donna, accompagnata da suo marito e sposo da solo un mese, negli ambienti letterari, ne rimane affascinato, stregato. I due si avvicinano, ma la loro relazione, di qualsiasi genere essa sia, deve essere celata, tenuta nascosta agli occhi indiscreti del loro mondo. Anna, incinta, è costretta a partire per ritornare in Russia, ma il ricordo del suo affascinante pittore viaggerà con lei, tanto da ispirarsi a lui per le sue liriche più famose. La separazione di queste giovani e passionali anime durerà poco. All’inizio dell’estate del 1911 Anna torna a Parigi sola, senza l’occhio vigile di suo marito, libera di rivedere quel giovane che tanto l’aveva stregata. Affitta un appartamento in centro e dopo aver trovato il suo strambo artista, i due trascorrono ogni momento possibile insieme, stabilendo subito un rapporto di grande complicità e di collaborazione artistica. Le loro giornate sono scandite dalle ore passate sulle panchine del Lussemburgo, ore a leggere e a recitare a due voci i poeti francesi: Verlaine, Laforgue, Mallarmé, Baudelaire, lieti nello scoprire di rammentare entrambi le stesse poesie. Amedeo, al tempo stesso, si rammarica di non poter leggere le poesie nate dalla mente della sua affascinante russa e tuttavia non le chiede mai, nemmeno per sbaglio, di posare per lui, per un suo ritratto. Questo non ha comunque impedito all’uomo di imprimere nella sua memoria le forme, i volumi, le tonalità, la luce del “poeta” che ammirava. L’artista fissa nella mente il corpo della ragazza, in maniera indelebile.
Così, quando Anna riprende il suo viaggio per tornare in Russia, Amedeo non perde tempo, prende il suo blocco di carta e il suo carboncino e traccia numerosi ritratti di lei. Nascono disegni, tanti disegni in cui la giovane appare nuda, il corpo quasi androgino, flessuoso, morbido: “alta, magra, con lunghe gambe, lunghe braccia sottili, un viso illuminato da occhi sensibili e acuti, un naso aquilino che affascinò i suoi ritrattisti, da Modigliani ad Al’tam, era l’immagine della femminilità, affascinante, dominante, misteriosa…» è sempre stata descritta così questa donna, questa musa splendente del fascino che ogni artista possiede. Amedeo eseguì sedici disegni che la ritraevano in varie pose: alcuni dei suoi più audaci e meno noti schizzi a matita, la ritraggono nella posa della Maja Vestida e della Maja Desnuda del Goya. Li invia in Russia affinché la donna potesse tenerli sempre con sé. Cari disegni che testimoniano una passione di corpo ed anima che furono andati perduti durante la guerra, eccezion fatta per uno che l’Achmatova ha sempre conservato come un carissimo ricordo.
Lei stessa con la riservatezza che la contraddistingueva, dopo la morte di “Modì”, parlò di un’amicizia particolare, breve ma appassionata con l’artista. Parlò dell’incontro di due giovani in cerca di se stessi, descrivendo la loro “relazione” nel suo libro “Le Rose di Modigliani”: “Probabilmente io e lui non capivamo una cosa fondamentale: tutto quello che avveniva era per noi la preistoria della nostra vita: la sua molto breve, la mia molto lunga. Il respiro dell’arte non aveva ancora bruciato, trasformato queste due esistenze: e quella doveva essere l’ora lieve e luminosa che precede l’aurora.”
Le strade di questi due giovani talenti, alla fine, si sono divise per sempre. L’incontro tra i due rimane solo nei ricordi dei muri, delle strade che li hanno visti e ammirati insieme a tutti gli artisti che hanno passeggiato e vissuto gli odori di Parigi. C’è stata davvero una storia d’amore tra i due? Non è quella la domanda più importante da chiedersi, la cosa più importante è cosa sia nato dall’incontro di due menti curiose: opere d’arte nella pittura e nella scrittura, di notevole quantità, che testimoniano un’epoca intera che è stata travolta dagli orrori della guerra. L’epilogo della loro vita, anch’esso è stato differente: Anna Achmatova visse a lungo, diventando il simbolo della poesia russa del XX secolo, e Modigliani morì molto giovane di tubercolosi, nel 1920. E poi per Modì c’è stata Jeanne Hébuterne, la sua “devota compagna fino all’estremo sacrifizio”, come recita il suo epitaffio, ma quella è un’altra storia.