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L’ ULTIMA MINACCIA

(Deadline). Regia di Richard Brooks, con Humphrey Bogart, Ethel Barrimore, Ed Begley, Kim Hunter




"...non si arrenda mai, il nostro mestiere non sarà il più solido, ma è il più bello"...
Queste le parole di Ed Hutcheson (Bogart) a un giovane che si presenta per essere assunto al giornale, il Day, di cui è direttore e che sta per essere ceduto.
Parole che riassumono un principio dal quale mai ci si dovrebbe discostare, che è quello di non rinunciare mai a ciò per cui si ha passione.
Un film sulla libertà di stampa minacciata dai gruppi di pressione, basato su un fatto realmente accaduto. Una pellicola che contiene molti passaggi fondamentali che ne fanno un'opera sempre attuale e anche se oggi la figura del giornalista idealista e dedito a una missione a fini pubblici è pressoché scomparsa o scaduta, proprio per questo il film, forse il migliore sull'ambiente giornalistico, rappresenta un' autentica icona.
Il ritmo dell'opera è serrato e mette sempre in mostra un accattivante Bogart in una parte che gli è estremamente congeniale. Tutti i personaggi minori, i giornalisti, sono centrati, credibili, e simpatici.
Il Day è il giornale più importante di una città americana, che non viene mai citata nel film, ma che si può individuare nella New York degli anni Cinquanta, sempre afflitta dal fenomeno gangsteristico.
È stato fondato da un genio del giornalismo americano, di solidissimi principi, alla morte del quale le eredi vogliono sbarazzarsene vendendolo allo Standard, quotidiano frivolo ma con un maggior numero di lettori, che intende così eliminare un concorrente.
Delle eredi fa parte però anche la vedova Margaret Garrison, interpretata da una straordinaria Ethel Barrimore, che non esiterà a schierarsi contro le due figlie per cercare di salvare il giornale dopo che Hutcheson le avrà ricordato non solo che è in gioco il posto di lavoro di mille persone, ma che nel primo numero il marito aveva scritto a chiare lettere, come prima voce del primo editoriale "Questo foglio si batterà sempre contro il male, venga esso dalla malafede dei ricchi o da quella dei poveri".
Tra i pregi del film, l'averci regalato dialoghi tra Bogart e la Barrimore che resteranno negli annali, sorta di duetti che da soli meritano di indurci a più visioni della pellicola.
E mentre la gente del Day apprende la brutta notizia del- la vendita e della contesa dall'Associated Press, avviene l'omicidio di una ragazza, trovata morta nel fiume nuda e in pelliccia. I reporter del Day intravedono i legami con un noto gangster locale, appena assolto da una commissione senatoriale dall'accusa di corruzione di politici, Ante Rozichn.
Mentre il tribunale accorda qualche giorno agli eredi per risolvere la questione della vendita, Hutcheson vede la possibilita' di salvare il giornale conducendo un'inchiesta sullo scottante caso che si sta materializzando e facendosi pro- motore di una crociata contro il gangster.
La storia si dipana così tra l'estremo tentativo di giornalisti coraggiosi di difendere il giornale e l'impiego, e le indagini per smascherare Rozichn, il tutto mentre il tempo stringe. Dopo un accorato discorso in tribunale di Hutcheson sulla libertà di stampa, il giornale non verrà salvato dalla decisione del giudice, ma il gangster, che nel frattempo ha tentato invano di corrompere anche Hutcheson, sarà incastrato da una prova schiacciante.
E in un'ultima minaccia telefonica ad Hutcheson nasce la battuta che ancor oggi viene così spesso parafrasata: Rozichn intima a Hutcheson di non pubblicare quelle prove, e lui gli ribatte avvicinando la cornetta alla rotativa che si sta avviando fragorosa “...è la stampa bellezza, e non puoi farci niente, niente”.
Quante volte ci capita di ascoltare la battuta di Bogart, e quanto si vorrebbe che fosse ancora così...


Note Storiche:
Nella versione originale il gangster è Tomas Rienzi, di origine italiana, poi trasformato nella versione italiana in Rozichn, di origini croate.
Il regista Richard Brooks veniva dal giornalismo e si ispirò alla chiusura del New York World dopo la morte di Joseph Pulitzer.

 

 

 

 
   
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