Regia, Gabriele Salvatores.Soggetto e sceneggiatura, Enzo Monteleone.
Tenente Montini, Claudio Bigagli. Sergente Lorusso, Diego Abatantuono.Attendente Farina, Giuseppe Cederna.Soldati: Strazzabosco, Gigio Alberti. Noventa, Claudio Bisio. Colasanti, Ugo Conti. Vassilissa,Vana Barba. Musiche di Giancarlo Bigazzi - 1991
E' inevitabile partire da dove inizia il film, dalla scritta che credo abbia colpito, come nell'intento del regista, ogni persona che ha approcciato la pellicola.
" In tempi come questi la fuga e' l'unico mezzo per mantenersi vivi e continuare a sognare " ( Henry Laborit ) Tanti hanno impellente necessita' di fuggire, e non solo per sentirsi vivi. Ma alla ricerca di che ? Le motivazioni sono quasi sempre quelle, i due beni più grandi, libertà e felicita', e quest' ultima passa inevitabilmente per l'amore, in senso lato.
Questo per me e' il vero senso del film, quello che, percependolo, fornisce le sensazioni più belle ed intense, che sono poi il fine dell'arte, e " Mediterraneo " opera d'arte lo e', straordinaria e a tutto tondo ( Salvatores in rete riconosce di aver fatto un film " rotondo ", beh, nulla di più vero, nel senso che ho scritto ! ) .
Il regista non ha inteso fare un film storico, ma la vicenda si dipana avendo come base proprio uno dei massimi eventi storici italiani del '900 : quell'abominio che fu l' 8 settembre 1943 e che vide l'abbandono da parte di un governo criminale di decine di migliaia di soldati italiani sparsi nel Mediterraneo. Gli otto protagonisti del film fanno parte di quelli e il senso di abbandono riecheggerà più volte, nel film, fino alle ultime battute. Non ha nessuna rilevanza che, come e' stato fatto notare, possano esservi alcune incongruenze storiche , ammesse dallo stesso Salvatores, perche' la vicenda si snoda su un percorso che non necessita di rispetto dei dettagli storici.
Ma andiamo per ordine. Lo sbarco in una isoletta dell' Egeo piu' lontano, vicino alla Turchia, di una pattuglia di otto uomini comandati da un tenente in missione di ricognizione sottende di per se' la paura dell'imprevisto e dell' ignoto. Una paura che ben presto, con il volgere degli eventi in negativo per gli italiani in quel teatro, si trasforma nella consapevolezza di essere tagliati fuori dagli accadimenti e dal mondo. Varie disavventure iniziali portano angoscia e sgomento in quegli uomini : la radio, unico mezzo di contatto esterno, si rompe, la loro sprovvedutezza con la guerra e con le armi provoca la morte di un' asina che uno di loro si era amorevolmente portato appresso nelle sue peripezie belliche, uno di loro per poco non rimane ucciso per errore da un fuoco amico che spara a un pollo starnazzante che li sorprende....
Il paese sull'isola, che appare subito deserto, vede presto giungere i suoi abitanti, rifugiatisi su un' altra isola nel timore che gli invasori fossero i tedeschi di cui avevano sperimentato la crudeltà. E a quel punto tristezza, senso di solitudine e paure svaniranno via via per lasciare il posto in ciascuno del componenti del gruppo a uno stato di serenita' : chi lo troverà affrescando la chiesa su invito del pope ed estrinsecando la sua passione per l'arte, chi conoscendo donne e bambini locali, chi ritrovando l'amata asina in un altro animale, chi innamorandosi di una bellissima prostituta, chi meditando, forse per la prima volta, sulla sua vita. Solo uno non viene mai abbandonato dalla nostalgia di casa e della moglie, e trovata una barchetta, sparirà avventurandosi a remi nel mare, cantando e nell'illusione del ritorno.
Il gioco, il ballo, le piccole occupazioni quotidiane dei sette uomini, sottolineate magistralmente da una colonna sonora con la musica del sirtaki, si susseguono in un' atmosfera di amicizia e di una felicita' che ciascuno ha trovato in modo diverso. Una dimensione quasi onirica che verra' come tutti i sogni interrotta dalla realtà quando giungerà un piccolo aereo italiano, capitato li' per una noia al motore. Il pilota mette al corrente gli ignari commilitoni di quanto sta accadendo in Italia e nel mondo e sapra' che sono li' da tre anni, sorprendendosi quanto loro stessi in quel preciso istante.
Il sergente Lorusso ( Abatantuono ) a quel punto si sente come si sentiva a casa " ...a vacanza finita, alla vigilia della scuola ", una frase centrata che comunica una sensazione che ognuno di noi ha vissuto.
All'arrivo della nave inglese che viene a rilevarli, e' il momento degli addii con la popolazione, con le amicizie e gli amori intercorsi, ma l' Attendente Farina ( Giuseppe Cederna ), innamorato della bellissima Vassilissa, ex prostituta con cui ha stipulato un matrimonio ortodosso, non partira', li' ha conosciuto l'amore e la vera felicita' e a nulla valgono le esortazioni di Lorusso a partire per " ricostruire un bellissimo paese " .
Il finale e' il più bel suggello possibile della storia : sono passati i decenni, ormai vecchio, il Tenente Montini ( Claudio Bigagli ), avvisato da Farina della morte di Vassilissa, torna nell'isola e rivive per un momento in modo struggente quei tre anni felici : si reca subito nella chiesetta e vede che i suoi affreschi, riproducenti figure religiose a cui aveva dato le sembianze dei compagni, sono stinti e corrosi, e con nostalgia si chiede dove siano finiti quegli amici. Si riunisce con Farina nel ristorante che aveva aperto con Vassilissa, ma non sono soli, scopre con grande sorpresa che con lui c'e' il Sergente Lorusso. Alla domanda perche' sia tornato li', la risposta di Lorusso sintetizza splendidamente le vicende politiche italiane " ...non si viveva poi cosi' bene in Italia, non ci hanno lasciato cambiare niente. Allora gli ho detto - avete vinto voi,ma almeno non riuscirete a considerarmi vostro complice - e sono venuto qui. E riappare una scritta - dedicato a tutti quelli che stanno scappando - Si conclude cosi' il più bel film italiano degli ultimi 30 anni.
In " Mediterraneo " e' accaduto ciò che nel cinema a volte accade e rende puntualmente eterne certe opere : dice Salvatores " ....i film sono faticosi da realizzare comunque, quello invece non lo e' stato, l'abbiamo scritto in fretta,girato subito, in una specie di stato di grazia. E' proprio vero che i film hanno una loro vita indipendente dalla nostra volontà. Più che un film " Mediterraneo " e' stato un viaggio ". Non e' difficile ravvisare in quello stato di grazia l' Arte e il mistero dell' umano sentire.
DACCORDO SU UN ASPETTO, MA IN DISACCORDO CON SALVATORES SU UN PUNTO STORICO CHE CI RIGUARDA TUTTI
Chiedono in rete a Salvatores se ha un senso di colpa per aver sottolineato nelle vicende del film una volta di più il concetto di " Italiani brava gente" . E lui risponde " E non lo sono per niente ! E' un punto su cui si e' dibattuto a lungo, ma non sono d'accordo. Non ho voluto fare un film rispettoso della storia " .
No Salvatores, e' un punto che giustamente hai sottolineato nel film e che corrisponde a verita'. Ovvio che in guerra succede di tutto, ma vai a rileggere le mille storie riguardanti gli italiani nella seconda guerra mondiale, soprattutto in Russia e non solo nell' Egeo. Leggere e rileggere la storia e' un obbligo per tutti, anche per i grandi artisti.