LILI MARLEENE: LA CANZONE PIU' TRISTE DELLA STORIA
Di Tano Ponzoni
E’ soprattutto la musica che, anche con poche note, può farci ricordare o addirittura rivivere situazioni o frammenti di realtà che possono suscitare in noi nostalgia o, a volte, sofferenza.
Per le generazioni nate nelle prime decadi del ‘900, nostalgia, solitudine e sofferenza sono state un po’ il pane della loro giovinezza, avendo vissuto i terribili sconvolgimenti socio-politici e bellici del XX secolo, eventi che hanno spesso visto gli uomini soli a rimpiangere e qualche volta a decidere se vivere o morire.
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Italiani, tedeschi, francesi, inglesi, molti europei, americani, asiatici fummo tutti coinvolti fino a tutto il 1945 in una sequenza di tragedie che hanno cambiato radicalmente non solo la nostra terra, ma anche le nostre stesse esistenze.
In quegli anni difficili i nostri ricordi furono, non di rado, affidati a qualche musica, spesso un motivo semplice ascoltato quando ancora il nostro paese era in pace.
Va detto che il soldato, specie in tempo di guerra, è fondamentalmente solo, anche se fa parte di un gruppo, che mai puo' essere la sostituzione della famiglia lontana, o degli amori lasciati.
E’ così che una canzone, ricordata o riascoltata seduti su un muretto in una terra sconosciuta, con una sigaretta tra le labbra, può riaprire la visione di un mondo perduto: breve momento di profonda nostalgia.
Nella realtà ci fu una canzone in particolare che comunicò e produsse queste sensazioni quasi contemporaneamente a milioni di individui di etnie diverse, ma tutti immersi nelle stesse terribili situazioni.
E' la canzone che parla di una giovane sentinella in un avamposto: le parole appartengono alla poesia di un soldato tedesco che aveva combattuto nella Prima Guerra Mondiale, Hans Leip, intitolata proprio "La canzone di una giovane sentinella". Siamo nel 1938, mentre l’Europa e' alla vigilia della seconda guerra mondiale,
Norberth Schultze musica quelle parole e ne trae una canzonetta che intitolera' "La ragazza sotto il lampione".
E' la storia di un soldato di sentinella che di fronte alla caserma, alla luce di un lampione (non siamo ancora in regime di oscuramento), ricorda la visione di una ragazza bionda che attende non si sa che, fidanzata o prostituta, il suo nome è Lili Marleene. L'esecuzione venne affidata ad una piccola cantante di origine svedese, dotata però di una particolare voce sensuale e nostalgica, Lale Andersen. La canzone fu un fiasco, e i pochi dischi a 78 giri stampati rimasero quasi tutti invenduti nei magazzini della casa discografica.
Va detto che le parole non piacquero affatto al dottor Goebbels, ministro della propaganda nazista, che giudicò subito la canzone di carattere “disfattista” e quindi inadatta allo spirito marziale del soldato tedesco... e questo, momentaneamente, chiuse la questione.
Ma tre anni dopo, nel 1941, quando le armate naziste occuparono la Jugoslavia, uno dei primi provvedimenti della sezione propagandistica dell’esercito tedesco fu quello di riattivare, potenziandola enormemente, la stazione Radio Belgrado per metterla in grado di raggiungere le truppe tedesche dell’Afrika Corps di Rommel che combattevano in Africa Settentrionale.
Senza una ragione precisa i dischi di Lale Andersen furono spediti a Belgrado e la canzone andò in onda. Scoppiò subito un putiferio di ordini di veto, ma il più grande scoppiò quando Radio Belgrado fu invasa da migliaia e migliaia di lettere da tutti i fronti che i soldati tedeschi inviavano in segno di protesta per la sospensione della messa in onda della canzone. Goebbels dovette cedere e tutte le sere alle 21.55 precise, alla chiusura del programma "La ragazza sotto il lampione", Lili Marleene, andava nell’etere.
La potenza della stazione radiofonica di Belgrado raggiungeva anche le forze alleate, in prevalenza inglesi, schierate di fronte a quelle italo-tedesche. I soldati inglesi che ascoltavano quell' emittente, forse perchè era l’unica che giungesse fino a loro in modo chiaro, adottarono cosi', cambiandone il testo, la stessa canzone del loro nemico: "Lili Marleene" divenne rapidamente la melodia della nostalgia e della solitudine di tutti i combattenti senza distinzione di etnia.
Lale Andersen ebbe un successo notevole ma effimero. Dopo aver girato per tutti i fronti (fu anche in Italia), non ebbe vita facile: oltre ad essere indagata dalla Gestapo, forse per ordine dello stesso Goebbels, per un antenato ebreo ... fu anche processata dagli Alleati, dopo la fine della guerra, per collaborazionismo. Ma nel frattempo fu fatta fuggire in Argentina, poi in Spagna. Negli anni '50 Schultze la convinse a rientrare in Germania, a Monaco di Baviera, per un trionfale revival che però non fu tale. Invecchiata, la bionda interprete de "La ragazza sotto il lampione" prese parte ad un film proprio su Lili Marleene, che non ebbe successo.
Lale Andersen e Norberth Schultze ricaddero nella forse ingiusta oscurità dalla quale avevano tentato di riemergere, e fu la fine di un’altra storia di solitudine.
Negli ultimi due anni di guerra e nel dopoguerra fu invece l'attrice Marlene Dietrich, emigrata a suo tempo negli Stati Uniti per sfuggire al nazismo, piu' famosa e mediaticamente piu' supportata, a portare in giro per qualche anno la canzone e a farne un suo inno.