Uno dei grandi artisti italiani nato in America - ci piace definirlo cosi’ -, Henry Mancini segna indelebilmente con le sue note e con un tocco romantico inconfondibile, tutta la seconda metà del 900.
E’ il potente abbinamento musica-cinema, con un record di composizioni per oltre cento film, ad assegnargli per sempre un posto speciale nell’arte, un posto con duplice valenza, risultante dalla inscindibilità musica-immagini, musica-storie. Risuonano anche poche note e come per incanto ci appaiono le scene di “ Colazione da Tiffany” o “ Sciarada “, e le sensazioni si rincorrono.
Nel 1954, dopo due anni in cui ha eseguito i primi lavori, Mancini lega la sua musica a un film caro ai jazzisti, quel “ Glenn Miller Story “ dove lo scomparso compositore e’ ben interpretato da James Stewart. Ed e’ gia’ una prima nomination all’Oscar. Ma due Oscar arrivano davvero con l’immortale “ Colazione da Tiffany “. E qui il fenomeno cui abbiamo accennato e’ puntuale,sempre e comunque, bastano tre note, e sempre vedremo la New York deserta dell’alba in cui arriva in tubino nero Audrey Hepburn/ Holly Golightly . Il resto e’ meraviglia.
E’ anche l’inizio della proficua e straordinaria collaborazione di Henry Mancini con il regista Blake Edwards, cui segue la composizione per il film con Jack Lemmon e Lee Remick “ I giorni del vino e delle rose”, una vicenda angosciante di etilisti, accompagnata da uno dei brani più belli in assoluto della storia della musica, l’ omonimo destinato ad essere ripreso soprattutto nel mondo del jazz, cavallo di battaglia di Bill Evans, Ella Fitzgerald, Dexter Gordon, Frank Sinatra e molti altri. Intanto Mancini aveva lavorato ai soggetti più diversi, dal divertente, sempre di Edwards, “ Operazione sottoveste”, al triste “ Lo specchio della vita”, per approdare a uno dei film più’ celebri di Hitchcock, “ Sciarada “ del 1963, con un motivo di fondo affascinante eseguito ora a tamoure’, ora con il suono di una pianola ambulante, ora con archi a tempi larghi.
Ciò che sorprende in Mancini e’ l’estrema facilità nel passaggio da temi e tempi diversi senza mai mancare di caratterizzarli con centratissime scelte strumentali. L’esempio più’ evidente si ha forse l’anno dopo, quando verrà affidato a lui il tema della serie “ La pantera rosa “, un ‘ altra pietra miliare destinata a rimanere per sempre nella memoria del pubblico.
Nel 1968 con “ Theme for us “ tra le musiche del film “ Giulietta e Romeo “ Mancini mette a segno un altro successo straordinario che raggiunge i vertici delle classifiche musicali. E’ pero’ l’anno seguente, per il film “ Il caso Thomas Crown “, con Steve McQueen e Fay Funaway che Mancini compone uno dei temi più belli e coinvolgenti, “ The windmills of your life”, un motivo di fondo che si potrebbe ascoltare per ore senza smettere . E mentre l’aliante pilotato da Steve McQueen volteggia silenzioso sulla splendida campagna americana nelle scene del film e il brano si dipana eseguito al piano, e’ come se scorressero assieme le migliaia di immagini dei cento film, intrecciate con i motivi eterni creati da quel genio italiano.