Una canzone anarchica, forse la piu' bella di questo genere, che nasce alla vigilia del nuovo secolo. Ispirata da un motivo toscano di anonimo, ma con contenuti che narrano di un fatto realmente avvenuto.
L'autore e' Pietro Gori, anarchico italiano accusato ingiustamente (a quei tempi era lo sport preferito dai sistemi accusare all'occasione di anarchia) di concorso in omicidio per l'attentato in cui fu ucciso il presidente della repubblica francese, in quanto avvocato difensore dell'omicida, che in questa ballata racconta la sua triste storia. Gori riparo' in Svizzera pensando di salvarsi,mentre invece si affrettarono ad espellerlo, dopodiche' fini' in carcere.
All'inizio del 900 la ballata ebbe grande popolarita' quando fu pubblicata da Carlo Frigerio in seno a "Il canzoniere dei ribelli", che conto' numerose ristampe.
All'inizio degli anni ' 60 il brano viene eseguito da un inedito gruppo in una trasmissione RAI. Ne facevano parte Giorgio Gaber, Enzo Jannacci, Silverio Pisu, Lino Toffolo e Otello Profazio. Il risultato e' straordinario quanto l'afflato di liberta' che emana da quelle interpretazioni.