Ricordo quando lo "incontrai", e, per quanto appassionato di jazz, non ero ancora maturo per i suoi inizi da innovatore col Nat King Cole Trio, per cui non fu per quello, ma per un vinile dei classici americani di quegli anni. Mi colpi' la regina delle canzoni americane, "Star Dust", e come la cantava lui sembrava davvero di essere nel silenzio di una notte stellata, in sospensione davanti all’infinito.
È difficile definire il suo canto, non ha fronzoli, guizzi particolari, ti culla, e' caldo, e' romantico nella sua essenza: qualunque cosa Nat cantasse, qualunque brano, diventava subito bello, carezzante, piacevole.
Poi venne la scoperta del Nat jazzista, del pianista con lo stile innovatore, che precorreva lo stile di piano moderno, citato in ogni storia del jazz.
Allora cantava,si',ma brevemente, sempre con nonchalance, rilassato, ma non erano i classici accompagnati dagli archi, era il suo trio, anch’esso innovativo come formula: chitarra, piano e contrabbasso.
Quando lo "scopersero” come cantante di standard, venne il resto, e in particolare una cosa unica, mai più affidata in quella misura ad altri: l’interpretazione di brani che aprivano film, e ne sottolineavano anche certi passaggi, spesso con la sua presenza al piano, in qualche locale. Si trattò di ben 21 film, tra cui titoli non da poco. La sua voce era una sorta di chicca che spuntava e che impreziosiva l’intero film.
I brani erano "My flaming heart" per Small Town girl; "Never let me go" per The scarlet hour; "Autumn Leaves", Le foglie morte di Prevert, per il film omonimo; "Fascination" il celebre valzer lento, per Love in the afternoon; e tanti altri, tra cui tre che colpiscono in modo particolare: "Song of Raintree County" dove uso' un tono poetico, in un film difficile con Montgomery Clift e Liz Taylor, che ha pure spunti poetici e letterari. Gli altri due li canto' in Cat Ballou, la ballata scanzonata e indimenticabile, e "They can’t make her cry", ballata con sound irlandese, che porgeva con un effetto senza pari.
Eccellenti gli album dove si cimento' in classiche canzoni spagnole, fresche, incisive, sempre nella sua tipica intonazione romantica, perché quello era il suo sound (che hanno cercato di imitare in centinaia), quel suo canto caldo e allo stesso tempo smerigliato, e quel suo porgere soft, senza enfasi particolari, relaxed.
Prima di morire, dopo una breve malattia, volle ascoltare dalla sua stessa voce "Blue Gardenia" il brano preferito, che aveva anche sottolineato una figura femminile enigmatica in un celebre film noir. Una Gardenia Blu da riascoltare se il ritmo della vita diventa per noi insopportabile.