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TIMIDA, DOLCE, GRANDE FRANÇOIS HARDY




Di Corrado Barbieri

 



Lontana anni luce dalle bambole un po’ adiposette sulla scena americana, una voce fresca e piu' tardi sensuale, con un look che per i gusti dei giovani anni Sessanta più look di così non si poteva...
Poteva solo essere francese Françoise Hardy! Esordì con qualche motivo semplice nella struttura musicale ma già impregnato del disagio giovanile, “Tous le garçons et les filles”, “Le temps de l'amour”, tagliate su misura per i teen agers europei e già colpì nel segno per quella sua voce nuova e inscindibile da quei capelli che cadevano lunghi, dritti a piombo da quel viso opposto a quello rotondo delle bambole, per quel fisico asciutto, flessuoso, per il fatto di ridere raramente. E per quella sua aria un po’ enigmatica, misteriosa, che tanto sarebbe piaciuta a Paul Gauguin.
Straordinario carisma giovanile, non frequente nelle ragazze di quei tempi.

E che dire di quella chitarra? Che si confondeva quasi tra i capelli. Chi ancora non l’aveva comprata, specie le ragazze, la comprò e iniziò a suonarla, proprio con quei suoi brani facili. François ebbe quindi anche un ruolo emancipatore, l'inizio, assieme a tanti altri segnali, di un'era nuova, inconfondibile, gli anni '60, turbolenti, vitali come mai, innovatori, anche violenti in molte circostanze. Ma per molti versi ce ne vorrebbero oggi, e forse anche domani...
Milioni di suoi dischi vennero venduti in tutto il mondo e il suo stile nel vestire e nel porsi ha ispirato registi, attrici e case di moda.
Bob Dylan, nel retro di copertina del suo album "Another Side of Bob Dylan” del 1964, pubblicò sotto il titolo “Some other kinds of song” una serie di citazioni in parte colte e in parte riferite a personaggi del momento, tra cui François Hardy, omaggio a un’artista che stava anch’essa segnando quell’epoca:


Per Francois Hardy

Sulle rive della Senna
Un'ombra gigante di Notre Dame
Tenta di afferrarmi un piede
Studenti della Sorbona
Frullano accanto
Su bici sottili
Roteano turbinanti colori
La brezza sbadiglia...

Françoise riprese un giorno “Il ragazzo della via Gluck” di Celentano, e la interpretò magistralmente con il titolo “La maison j’ai grandi”, ancora una volta da far venir voglia di prendere la chitarra dall'angolo, dove la si appoggiava, e cantare. Poi la sua voce si fece piu' smerigliata e il suo repertorio si raffinò, “Vivere per vivere”, la splendida “Suzanne” di Cohen, “Voilà” e “Ma jeunesse fout le camp” oggi nello splendido CD con questo titolo, brani destinati all’immortalità, in Francia se non in Italia.
Poi i suoi capelli lunghi sono diventati corti e argentei, ma il fascino è restato immutato, lo stesso di allora, e le sue canzoni risuonano, continuano nel tempo.

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Mi piace ricordare che nel capolavoro hollywoodiano “Salvate la Tigre” (vedi in sezione Cinema), Harry Stoner (Jack Lemmon), in una malinconica telefonata alla moglie, le ricorda che in viaggio di nozze in Francia, emozionandosi, avevano ascoltato François Hardy. Ma la sua voce e le sue canzoni le troviamo anche in altre opere cinematografiche .

 




 

 
   
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