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GIU’ LA TESTA

Il tocco di Leone e di Morricone salvano un film


 


Di Corrado Barbieri

 

Sguardi lunghissimi e tediosi tra i protagonisti, storia confusa e farraginosa pur in una vicenda piuttosto semplice, ma soprattutto una violenza anche superiore a quella che pervade i film del primo “ trittico del dollaro” del regista Sergio Leone.
Con “ Giu’ la testa “ il genio tutto italiano del western nuova maniera é al secondo film dell’altra trilogia, quella definita “ del tempo” , assieme a “ C’era una volta il West” e “ C’era una volta in America “. Pellicole queste ultime difficilmente definibili “ riuscite” per via della loro lentezza e spesso presenza di vuoti sia nella loro dinamica che nelle storie stesse.
Ma in “ Giù la testa “ Leone usa ancora le sue armi migliori, interpreti di straordinario talento e simpatia, musica centratissima di Ennio Morricone e un tocco magistrale di romanticismo che fa da contrappeso miracoloso alle violentissime scene .
Nella vicenda ambientata nella perenne e mai riuscita rivoluzione messicana ( qui siamo nel 1913) si muovono un peone messicano, un bandito da strada interpretato da un Rod Steiger come sempre in vetta alle capacità recitative, e un rivoluzionario irlandese, impersonato da James Coburn, il vero asso nella manica di Leone per quest’opera. Coburn ha quella che in Italia amiamo definire “ la faccia giusta”, quell’empatia a cui é impossibile sottrarsi, per cui si freme per la sua salvezza quando é tra i pochi a sopravvivere nel colosso “ La grande fuga” e ci si addolora quando proprio nel finale muore ne “ I magnifici sette “.

Sean, il suo nome nel film, disilluso della rivoluzione e della vita, usa l’ironia per sopravvivere ed e’ l’ abile dinamitardo che da’ letteralmente vita alla pellicola con le sue inusitate e inaspettate esplosioni.

Morricone, con il suo tema musicale, e’ un supporto non indifferente al lavoro di Leone, un brano ad archi spiegati, con coro muto e con il risuonare, ripetuto, del nome del protagonista, Sean, come un monosillabo musicale, che caratterizza in modo unico la composizione. Ascoltarlo, specie nel romantico finale, innesca la voglia di rivedere il film ! Un merito non da poco per la scelta di Leone e per il compositore.

 

 

 

 
   
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