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PAUL GAUGUIN e VICTOR SEGALEN
di Giovanna Intra
Gennaio 1903: Victor Ségalen, francese, medico della Marina, giunge a Tahiti a bordo della Durance, per portare soccorso alle vittime del ciclone abbattutosi sull'arcipelago delle Tuamotu. Prima di lasciare Parigi, l'amico Remy de Gourmont gli suggerisce, una volta giunto laggiù, di far visita al pittore Paul Gauguin, che tempo addietro aveva scelto la Polinesia come sua nuova patria. Per il giovane medico, Gauguin però rappresenta poco più che un nome. Medico, poeta, etnografo, archeologo, appassionato di musica, romanziere e viaggiatore, Victor Ségalen è un animo inquieto, soggetto a crisi nervose e depressive, diviso fra la stabilità di una vita borghese e il desiderio di spingersi oltre, di sapere, di conoscere il mondo. Ottenuto il dottorato in medicina col compito di fare un tirocinio su una nave per due anni, s'imbarca ma, per una serie di circostanze fortuite, arriverà troppo tardi a destinazione; al suo arrivo nessun incontro con il pittore, solo voci, negative per lo più: "Gauguin? Un pazzo: dipinge cavalli rosa", e ancora: "Gauguin ci dà molto filo da torcere". Solo in agosto, Ségalen si reca a Hiva-Oa, nella baia di Atuana, nelle Isole Marchesi, a quattrocento miglia marine da Tahiti, per incontrare il maestro. I due, tuttavia, non s'incontreranno mai: Gauguin è già morto da tre mesi. Questo "non incontro" e l'amara sorpresa di non poter conoscere il pittore di persona, avranno per lui un significato immenso e saranno materia per vari suoi scritti, fra cui Gauguin nel suo ultimo scenario (apparso sul "Mercure de France" nel gennaio 1904): non solo un omaggio al maestro, ma un ripercorrere attraverso ciò che egli qui ha lasciato, gli ultimi anni di vita di un uomo che, come Ségalen, giunge ai confini del mondo seguendo una voce interiore. L'approccio di Ségalen a ciò che è rimasto di Gauguin si svolge, a tratti, con uno stile che rasenta la pura descrizione oggettiva e, a volte, attraverso digressioni personali. Egli non è mosso da motivi artistici a leggere i manoscritti del pittore, a studiarne e preservarne i dipinti ma, paradossalmente, proprio per questo l'esito che ne avrà sarà quello di una vera e propria scoperta, di un Gauguin visto sotto una luce nuova; quella dell'essere umano, oltre che dell'artista. Giunto a Hiva-Oa Ségalen trova una natura rigogliosa, selvaggia, un mare invadente che si scaglia contro le rocce. Poco distante, la capanna del pittore, un'abitazione dalla decorazione naturale, con tetto fatto di fogliame su cui veglia una statua di divinità maori ma con l'atteggiamento e la posa di un Buddha. Sotto c'è una scritta: "Te Atua" (Gli dei sono morti), seguita da versi del pittore stesso: "Gli dei sono morti, e della loro morte Atuana muore./ Ora le dà sonno il sole che un tempo le dava calore. { ... }". L'atelier - capanna presenta una decorazione peculiare: pannelli in legno scolpito con una scritta, "La Maison du Juir" (La Casa del Piacere), circondata da figure di donne indigene in pose "convulse e abbandonate", seguite da altre parole scolpite: "Siate innamorate e sarete felici/ Siate misteriose e sarete felici". Nel resto della stanza, oggetti, un armonium, armi indigene, mobili, incartamenti, lettere, scritti: tutto ciò che rimane dopo il passaggio di liquidatori ufficiali, o semplicemente di qualcuno con cui Gauguin aveva debiti o conti in sospeso. Di ritorno a Tahiti, Ségalen si preoccupa di salvare le poche opere rimaste, acquisendone alcune all'asta, fra cui Verso il Golgota e una Maternità del 1896, acquisita, invece, da un suo compagno di Marina, conoscente del pittore. Ségalen giunge quindi nel "quinto mondo", come veniva chiamata ai tempi l'Oceania, l'ultimo per Gauguìn, così diverso dall'Occidente, con i suoi colori, le sue forme, fonte da cui l'artista attinse continuamente. Un mondo la cui scoperta sarà per Ségalen per sempre inscindibile dalla figura del pittore; egli vi si inoltra e ne uscirà profondamente trasformato. È testimone sensorìale, più che oculare, dei suoi ultimi giorni di agonia, non solo per malessere fisico, ma per la sconfitta nei vani tentativi di difendere la popolazione locale. È impressionato dal pittore non solo dal punto di vista estetico, ma soprattutto per il rapporto che questi aveva instaurato con la civiltà polinesiana. Amato dagli indigeni, negli ultimi anni Gauguin lottò per difenderli dall' amministrazione locale e dai missionari, lottò affinché la loro cultura non si perdesse sotto i colpi dell'evangelizzazione, dei soprusi, dei vizi e della morale occidentali. Sarà Tioka, il fedele indigeno, a pronunciare le parole "Non ci sono più uomini ormai", dopo la sua morte. E ciò non poteva lasciare indifferente un uomo partito dal suo paese non col desiderio di arricchirsi, bensì per conoscere e confrontarsi col "diverso". È vero che Ségalen dedicherà poi il resto della sua vita a studiare un altro paese, la Cina, ma quello in Polinesia resta un viaggio fondamentale in cui la figura di Gauguin gioca un ruolo importantissimo; un viaggio verso una nuova terra, teatro del contrasto fra la sua bellezza, il suo essere incontaminata e gli effetti deleteri del colonialismo come malattia irreversibile, materia di riflessione che ritroveremo anche nei suoi scritti successivi. Questo è l"'ultimo scenario" del maestro, come lo percepì il connazionale che si trovò immerso in un mondo rigoglioso e triste allo stesso tempo, destinato a scomparire, pervaso dalla persistente presenza di un uomo non riconducibile a nessuna categoria un "mostro", un genio che sul finire fu "ambiguo e dolente, pieno di cuore e ingrato, servizievole con i deboli [ ... ] superbo e tuttavia suscettibile come un bambino[ ... ] Fu diverso e, in tutto, eccessivo[ ... ]". Un uomo conteso fra l'amore per la vita, la voglia di celebrarla nella sua opera, con le cose che lo circondano (non a caso sua è La Casa del Piacere), e la paura della morte, la sfiducia nella pittura. Un uomo che si sente subito a suo agio fra questa gente, emblema di purezza, ma che si sente tradito, solo e abbandonato nel portare avanti la loro causa. Sarà questa complessa e suggestiva personalità ad affascinare Ségalen, partecipe infine dì un viaggio alla scoperta di se stesso, oltre che di un uomo con cui, a sorpresa scopre di avere molti punti in comune, e che proprio per questo riuscirà a capirne il sentire, pur non avendolo mai conosciuto di persona. Si riconosce quindi come artista, capace di carpire l'essenza umana, ma soprattutto come uomo che ritrova un uomo, che si ritrova fra gli uomini.
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