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SONO FRED



 

di Corrado Barbieri


"A Torino c'e' un ragazzo che suona il violino alla Joe Venuti e canta come Louis Armstrong", disse a Leo Chiosso un certo Aldo Ferrari, figlio di uno chef di New York. Nacque cosi' uno straordinario sodalizio tra uno dei più prolifici parolieri italiani e Ferdinando Buscaglione, poi Fred, ed ebbe inizio un periodo d'oro per la canzone italiana.
Era la fine degli anni '40, inizio '50, il periodo in cui la produzione hollywoodiana sfornava film noir a getto continuo, gli anni in cui un personaggio tra il serio e il faceto, Eddie Constantine, interpretava film gialli di serie B ispirati al detective Lemmy Caution dello scrittore Peter Cheyney. Gli anni in cui dominava gli schermi la figura del "duro", ma anche anni in cui il jazz finalmente approdava alla grande in Italia dopo i divieti del fascismo, ammaliando giovani e meno giovani. Un vento forte e benefico che faceva piazza pulita di una musica melensa e banale: lo swing di "Sweet Georgia Brown" e di "I can't give you anything but love", la gioia di improvvisare, spazzava via le banalita' di "Come e' delizioso andar sulla carrozzella"... e l'Italia si avviava al cambiamento epocale.


In tanto fermento affiorava anche un dato umano e fondamentale: si cementavano amicizie virili che in epoche successive non avrebbero avuto più quella forza; le faceva sbocciare il desiderio dei giovani di vivere intensamente, la voglia di condividere gioie, novità, iniziative, passioni. Fu in quel fermento che Leo Chiosso e Buscaglione si incontrarono.

L'uno con la sua fertilissima fantasia di paroliere, l'altro in grado di suonare vari strumenti, tromba, piano, violino, contrabbasso, avendo frequentato tre anni di conservatorio a Torino e fatto pratica in orchestrine di ogni tipo. Si saldo' tra i due una grande amicizia e finirono per abitare uno di fronte all'altro, e possiamo immaginare le lunghissime serate di cui gli amici poi narrarono, tra idee musicali che si susseguivano e un bicchiere di vino, fantasticando alla ricerca della formula che portasse al successo. E la trovarono, facendo convergere jazz e America, personaggi duri su cui ironizzare e battute fresche, originali:


....che botte quella notte
Mi ricordo di sei mascelle rotte
Ho un sinistro da un quintale
Ed il destro, vi diro', solo un altro
Ce l'ha uguale ma l'ho messo ko


......................


...mi trovavo per la strada circa
All' 1,33, l'altra notte mentre uscivo
Dal mio solito caffe'
Quando incontro un bel mammifero
Modello 103.....

......................


Lei si volta, poi mi squadra
Come fossi uno straccion
Poi si mette ben in guardia come
Rocky il gran campion
Finta il destro ed il sinistro
Lei mi incolla ad un lampion


......................


Fred, baffetti alla Clark Gable, sguardo distratto da cinico, una larga giacca azzurra, camicie spesso nere con cravatta bianca, cappello a tesa larga, la voce arrochita dal fumo, era irresistibile, simpatico, sorprendente, inusitato. Il successo, meritato, lo bacio', tutti lo volevano : al mattino girava i film, al pomeriggio registrava una serie di dischi, la notte era nei locali in voga di tutta Italia. In piu', inizio' ad alternare i suoi pezzi in stile spaccone con brani romantici come "Guarda che luna", "I found my love in Portofino", "Mi sei rimasta negli occhi" che balzeranno ad un successo anche maggiore nei jukebox, brani rimasti tra i piu' simbolici di quegli anni felici. C'era poi "Criminal tango" (di Piero Trombetta, autore di tanghi famosi), un pezzo che sembrava confezionato per il suo personaggio, un ballo a cui le coppie sulle piste da ballo pareva non potessero rinunciare.
La fine fu quella dei grandi ribelli di quegli anni: a 38 anni Fred si schianto' con la sua Thunderbird lilla contro un camion. Le sue interpretazioni e le sue musiche restano, su ogni supporto, la sua immagine di vita trabordante pure,

Non sapete chi sono? Ahahah
Sono Fred
Dal whisky facile
Son criticabile
Ma son fatto cosi'.


 



 
   
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