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VECCHIO FRACK




Di Corrado Barbieri

 



Il silenzio, la sospensione che crea la notte inoltrata, il mistero di mille umani che riflettono a quell'ora sulla vita, sui loro accadimenti, che sprofondano nella malinconia, nella solitudine.
Un uomo si aggira solo per le strade, ma il suo sguardo e' fisso verso un qualcosa che solo lui riesce a vedere e che puo' essere solo malinconia, disperazione, forse per un amore perduto, forse perche' il carico della vita si e' fatto per lui insopportabile. E' una figura elegante, impeccabile, in frack, cilindro, con un bastone di cristallo, forse reduce dalla frivolezza di qualche festa, dove la superficialita' del divertimento non puo' che lasciare a fine serata un senso inesorabile di vuoto.
Tutto questo, Domenico Modugno, genio assoluto della canzone italiana, ha musicato, con il semplice accompagnamento della chitarra, con la quale batte anche il tempo con le dita sulla cassa.
E il risultato, per chi ascolta, e' un senso struggente di cose perdute, una poesia lieve che evidenzia tristemente la solitudine umana. Una scena che viene attraversata improvvisamente da un gatto, ignaro, puro, che non puo' conoscere la tristezza delll'uomo che incontra, che va dicendo ad ogni cosa buonanotte, l' ultima, perche' e' in effetti un addio, visto che e' diretto a compiere l'atto estremo.
Restera' come segno finale della sua storia, l'abito, il frack, ormai vuoto, che galleggia nell'acqua, dirigendosi verso il mare, che dolcemente porta all'oblio e al contempo fa sfumare la scena.
Uno dei capolavori assoluti di Modugno, che riesce a darci un tipo di sensazioni che nessun altro autore ha mai tentato.




 
   
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