C’e’ da chiedersi come un personaggio al livello di Leonor Fini abbia potuto cadere un po’ nel dimenticatoio dell’arte e della storia. Si’, perche’ un essere di tale fantasmagorica personalita’ e’ di per se’ da raccontare e ricordare, e in quanto artista nulla ha in meno rispetto a ben piu’ roboanti e spesso sopravvalutati protagonisti dell’arte moderna.
Definirla un vulcano di creatività e’ forse riduttivo, e comunque non rende l’idea di una donna che e’ vissuta in ogni direzione ed espressione della vita con una forza propulsiva inimmaginabile.
Nata in Argentina da padre argentino e madre triestina, dopo la separazione dei genitori vive i suoi primi anni nella Trieste austroungarica, mostrando quasi da subito la sua febbre creativa, che la portera’ ancora adolescente a vivere appieno il mondo dell’arte. Dipinti nati da uno stile personale che la pongono prestissimo all’attenzione di intellettuali, poeti e scrittori del calibro di Italo Svevo, Umberto Saba, Leo Castelli.
La provincia le sta pero’ gia’ stretta e a soli vent’anni si trasferisce a Milano, dove conosce De Chirico, Sironi, Carra’, dei quali coglie le suggestioni classiciste. Siamo nel 1931 e il suo animo inquieto a 24 anni la spinge ancora a trasferirsi, Parigi la meta. E’ la capitale dell’arte, il mondo che la attrae e per cui non prova alcun timore, possiede infatti armi potenti per inserirsi nell’ambiente e porsi immediatamente alla sua attenzione : una bellezza inquietante, un fascino aggressivo e una sensualita’ sottilmente perversa. Sono preda di questo fascino i fotografi Henry Cartier Bresson, che la ritrae nuda, e Man Ray, i pittori Salvador Dali’, Magritte, il poeta Paul Éluard e lo scrittore e filosofo George Bataille.
A Leonor non ci vuole molto a diventare la regina dei salotti parigini, la sua creatività e’ infatti lungi dal fermarsi alle arti figurative.
Colpisce tutti travestendosi nei modi più’ imprevedibili, ora e’ una tigre, ora un gufo, ora un leone, ora si copre il capo con inquietanti piume nere e corna. Scrive “...travestirsi e’ un modo per cambiare dimensione e specie....” . Possiede alcuni bellissimi gatti, che riproduce, e spesso riceve gli ospiti nuda, forte del suo splendido corpo.
Leonor, pur frequentando gli ambienti del surrealismo, e venendo dai critici definita tale, non apparterra’ pero’ a questa corrente, che non sopporta per il suo ideologismo, e resterà legata a un suo stile originale. I suoi soggetti sono sfingi, regine, gatti, animali misteriosi, streghe, bambine insolenti, scheletri in strani contesti, ma soprattutto splendidi ritratti degli artisti degli anni 30 e 40 che piu’ ama. Non le sara’ difficile vantarsi in quel periodo di vendere le sue opere a prezzi superiori a quelli di Picasso !
La sua prorompente, convulsa creativita’, la porta ad operare in altri campi artistici come il teatro, il cinema e la letteratura allorche’ scrive alcuni romanzi, e a quel punto le si aprono le porte oltreoceano. Conquista New York, grazie a Peggy Guggenhim, e suscita le invidie femminili con la sua bellezza e la sua aggressivita’. Qualcuno dira’ “...come non innamorarsi di lei ? “
Memorabili e straordinarie risulteranno le sue illustrazioni di opere quali quelle di Baudelaire e di Edgard Allan Poe. Gli anni ‘60 vedranno la sua pittura usare colori piu’ carichi seppur con tratti sottili e raffinati.
Una vita, terminata a 89 anni, alla quale Leonor si e’ abbeverata con inestinguibile sete di sensazioni, condotta sulle ali di un incredibile sogno ma con l’arte come realta’ inconfutabile.
Non fermiamoci a questo per la sua conoscenza, YouTube propone un’intervista con l’artista e preziose testimonianze su un personaggio di grande fascino e dall’aura di mistero.