Nell’ epoca d’oro del cinema americano, che chi scrive ha sempre considerato il trentennio tra gli anni 50 e i 70, per un film la colonna musicale era spesso un ingrediente importante e non contemplava solo composizioni che seguissero le scene, ma brani e canzoni che possedevano di per se’ una valenza all’ ascolto e che contribuivano ad arricchire l’opera in termini di incisivita’ e godibilita’. Se la serie che beneficio’ maggiormente di questo apporto fu quella dei primi cinque inarrivabili 007 ( dei successivi non si troverà mai traccia in questo sito ), ciascuno caratterizzato da una canzone studiata ad hoc, fu il primo episodio della serie, “ Dr.No “ ( in Italia 007 licenza di uccidere ) ad avere il record qualitativo. Lo scenario dei Caraibi si prestava più di altri a questo intento, e la moda del momento in fatto di danze aiuto’ notevolmente. Per certo ne e’ scaturita una sequenza in grado di costituire un validissimo, vero e proprio album.
Essendo il primo film della serie, apparve per la prima volta il centratissimo brano “ James Bond Theme “ di Monty Norman, sotto la sigla di apertura che vede l’interno della canna rigata di una pistola mentre passano i titoli di testa. Dopo un’ esplosione dell’orchestra la musica diventa fluente e incalzante mentre la chitarra elettrica con riverbero scandisce il tema, poi in secondo piano, come un grido, gli ottoni, con un effetto non solo suggestivo, ma di sicura novita’ per l’epoca .Nel finale l’orchestra chiude in drammatico crescendo : forse la sigla più bella ed efficace concepita nella storia del cinema.
Ma e’ il Calypso che domina gran parte del film, scelta musicale azzeccatissima non solo perché siamo in Giamaica e in quel momento la danza si stava diffondendo nel mondo, ma in quanto caratterizzato da un fascino ritmico a cui e’ difficile sottrarsi, ora dolce e cadenzato, ora frenetico e ossessivo. Il primo motivo e’ “ Three blind mices “, cantato da Byron Lee & The Dragonaires, che sottolinea gli scenari di apertura nelle strade di Kingston, cui poi seguirà ancora il “ James Bond Theme “ adatto alle sequenze drammatiche successive. “ Jamaican Rock” accompagna l’arrivo di Bond, mentre il trascinante “ Jump up! “, sempre dei Dragonaires, suonato mentre Bond e’ nel locale, e’ ballato da una folla spiritata che rende meravigliosamente l’effetto ipnotico che possono avere i ritmi caraibici.
Ed eccoci a quella che e’ la canzone più caratterizzante del film e che gli fornisce quel sapore romantico che non ci si aspetterebbe da un film di spionaggio. Ma l’ opera e’ in mano a geni di regia e produzione, per cui ogni risvolto e’ piacere, visivo e sonoro. “ Underneath the mango trees” e’ bellissima e dolce e viene eseguita in versioni sia strumentali, sia cantate. E’ la voce lieve e quasi adolescenziale di Diana Coupland, una cantante inglese rimasta sconosciuta in Italia, a proporne la versione piu’ accattivante, che troviamo gia’ nella prima parte del film, e poi in una delle scene più’ belle e piu’ celebrate nella storia del cinema : Honey, Ursula Andress, esce dall’acqua col famoso bikini ( da lei personalmente disegnato ) e accenna la canzone, ma una voce imprevista le fa eco ....underneath the mango tree my honey......e’ Bond.
Una canzone che contiene molti termini in patois, uno dei dialetti caraibici, e crea perfettamente l’atmosfera dolce e sognante di quei luoghi magici.
L’ alternanza di musiche rilassanti e drammatiche e’ un’altra chiave di lettura dei non pochi pregi e novita’ di quest’opera cinematografica : la tarantola che si aggira sul corpo di Bond, l’avvicinarsi all’ isola misteriosa del Dr.No, la fuga dopo il pericolo scampato, gli ultimi romantici istanti del film, tutto e’ meticolosamente sottolineato da una colonna musicale che suggestiona a piene mani, ieri come oggi. E quando un film e’ cosi’, e’ opera d’arte, e quindi per sempre.