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LES DEMOISELLES D’AVIGNON

L’ opera shock che rappresenta il XX secolo


di Corrado Barbieri

 

Attanagliato per gran parte dell’ esistenza dalla sete di rinnovamento di se stesso e dell’arte, spinto da un’essenza caratteriale ribelle, forse mai appagato da quanto via via realizzava e che lo spingeva velocemente verso il traguardo successivo. 

Si potrebbe sintetizzare in questo l’uomo e l’ artista Pablo Picasso, autore di migliaia di opere e nel 1907 dell’opera shock, quella che separa nettamente l’arte moderna da tutto ciò che le sta alle spalle, “ Les demoiselles d’Avignon “.

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Pablo ha gia’ attraversato il suo “ periodo blu “, quello splendidamente simbolista, la cui causa scatenante é stata il suicidio dell’amico poeta Carlos Casagemas e si trova nel periodo rosa, che se di rosa ha poco e’ per certo caratterizzato da uno spirito gioioso, di palese felicità, in cui appaiono arlecchini e personaggi circensi, probabilmente da imputarsi all’ appagamento per la diffusione dei suoi lavori e alla vendita presso Vollard di venti suoi dipinti. A quei soggetti fa seguire una serie di opere piu’ scarne, dove cerca l’essenza, la riproduzione di un concetto, di un significato. In quel preciso momento il suo sguardo cessa di guardare ai grandi maestri del passato per tendere costantemente al confronto sul futuro con gli altri artisti contemporanei, col proposito evidente di mantenersi puramente originale.

 

E’ il 1906 e da Parigi Picasso si sposta con la compagna in un primitivo villaggio dei Pirenei catalani, a Gosol, dove si trattiene circa due mesi. E’ in una fase di ricerca, di soggetti nuovi ed efficaci, da cui nasce una geometrizzazione delle immagini, che, si capirà in seguito, sara’ in realtà un processo di modernizzazione dell’arte pittorica. Dopo quel soggiorno, Pablo torna a Parigi, in quel breve lasso di tempo  ha elaborato l’idea dell’opera che piu’ di qualunque altra nella storia rivoluzionera’ la pittura, un dipinto destinato a diventare il simbolo del XX secolo, i cento anni più intensi, piu’ tumultuosi, piu’ tragici e piu’ rivoluzionari della storia umana.

 

A Parigi Pablo visita il museo De l’Homme, il museo etnografico al Trocadero, dove si trova davanti alla maschere prodotte dall’arte delle civiltà extra occidentali, soprattutto africane, di cui ne carpisce il significato, quello che lui attribuisce da quel momento alla pittura, dandole questa definizione : “ ...non e’ un processo estetico ma una forma di intermediazione tra l’umano e l’ignoto... “. E a quel punto trova la sua strada, come ci dice. Da li’ parte la sua rappresentazione semplificata della figura umana, che nessun altro artista aveva tentato prima, pur sempre con una forma vicina alla realta’, senza sconfinare nell’astratto completo. L’intento dell’ innovazione e’ per lui in quel momento piu’ forte che mai, accompagnato da quella sua natura perennemente provocatoria. Le dimensioni de “ Les Demoiselles d’Avignon “ , cm 244x234, ci dicono per prime che l’artista ha in animo di colpire violentemente il pubblico, secondo la sua ambizione. É la scena di un bordello, dove negli studi preliminari aveva posizionato anche due figure maschili poi omesse - un marinaio e uno studente di medicina raffigurato con in mano un libro e un teschio - riproducente cinque nudi femminili dotati di forte carica erotica e i cui sguardi, in qualunque posizione ci si trovi, incrociano quello dell’osservatore ! Un gruppo di figure di impatto assoluto.

 

Solitamente il titolo dei dipinti veniva dato dai mercanti o dal pubblico, ma le demoiselles, le signorine, é voluto provocatoriamente da Pablo, mentre Avignon si riferisce alla Carrer d’Avinyo’, la stradina dei bordelli di Barcellona che lui frequentava e dove era stato iniziato sessualmente.

 

Le prime persone a cui Pablo mostra il dipinto sono quelle della cerchia degli amici, artisti, avanguardisti, anarcoidi, gente di mente aperta, che però inorridisce e si scandalizza...Derain arrivera’ addirittura ad ironizzare che “ Picasso un giorno verra’ trovato impiccato dietro a quel quadro ! “ 

 

Tornando all’ispirazione, troviamo le figure sovrapposte delle grandi tele di Gauguin nello scenario del Pacifico, come pure quelle dei dipinti egizi, ma la posa delle donne e’ pur sempre quella di Venere, una fusione rivoluzionaria tra classicismo e primitivismo.

 

La svolta é compiuta : Picasso cambia il modo in cui si era abituati a vedere la realtà. Profondita’ di campo, prospettiva, fedeltà al reale, un unico punto di vista, obiettivi di ogni artista per secoli , risultano sovvertiti, si e’ di fronte a un’ extra dimensione da ricomporre mentalmente nella propria immaginazione. 

 

Per ben dieci anni l’opera rimane nell’atelier dell’artista, disprezzata dai frequentatori inorriditi, ma che via via stanno metabolizzando quella potenza innovatrice, quella nuova ottica da cui vedere la figura umana. Finché nel 1916 tutto cambia. In piena prima guerra mondiale, Paul Poiret, noto stilista di moda e designer parigino vuole esporla. Da quel momento il soggetto diventa tendenza, una tendenza con un potenziale globale . E’ il poeta Andre’ Breton a convincere il primo compratore dell’opera, il designer Jacques Doucet . Negli anni Trenta “ Les demoiselles d’Avignon” approda oltreoceano, al MoMa di New York.

 

C’e’ un consiglio per chi approccia l’opera : guardarla in silenzio per almeno un minuto, poi pensare perche‘ l’artista ha voluto essere diverso. E’ in quel momento che le immagini iniziano a parlarci.

 

*In apertura il poeta Duccio Castelli davanti al dipinto conservato al MoMa di New York.

 
   
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