GEORGES BRASSENS, UN GRANDE TRA ARCADIA E ANARCHIA
di Corrado Barbieri
"Prima ancora che un poeta, Brassens e' stato un maitre a penser. Non credo di esagerare definendolo il Socrate del Ventesimo secolo, Forse, se non avessi conosciuto le sue canzoni, non avrei scritto quello che ho scritto. Sicuramente non avrei vissuto come ho vissuto. Musicalmente, da lui ho derivato l'intreccio di tre culture: quella francese della giava, quella mitteleuropea del valzer e quella napoletana della tarantella. In piu' mi affascinava la sua totale assenza di enfasi : pur essendo un francese del sud, cantava con una nonchalance che di solito e' tipica dei teatranti inglesi, che dicono cose terrificanti con un'indifferenza glaciale". Sono le parole, decisamente centrate e importanti, che disse Fabrizio De Andre' di quello che riconosceva come suo maestro,
Di certo Georges Brassens fu una fonte di ispirazione fondamentale non solo per Faber, ma per altri artisti italiani della fertilissima stagione che corrisponde alla seconda meta' del Novecento : i Gufi e Gianni Svampa in particolare che ne tradusse per primo le canzoni, Gipo Farassino, Giorgio Laneve, Beppe Chierici, Tuni Franzosi, e ancora altri.
Nato nel sud della Francia da padre muratore ateo e libertario e da una madre napoletana e cattolica, riceverà dal primo le idee e dall'altra il modello di quel bigottismo contro il quale tanto spesso eserciterà il suo caustico sbeffeggio. La madre e' pero' amante della musica, soprattutto delle melodie accompagnate dal mandolino, strumento col quale Georges inizierà ad esercitarsi prima di passare alla chitarra e al piano. Per quanto svogliato negli studi, sotto la guida di un professore anticonformista inizierà ad appassionarsi alla poesia francese e a scrivere propri versi.
Operaio alla Renault, il diciottenne Georges non intende prestare servizio militare nella Francia di Vichy legata ai nazisti, e viene destinato a una fabbrica nei pressi di Berlino. Di li' riesce a fuggire, diventando un ricercato dalla polizia. Si nasconde a Parigi presso due coniugi osti, i Planche, ma finita la guerra non si allontanerà da quella casa per oltre vent'anni: non solo i due coniugi diventeranno la sua nuova famiglia, ma un ambiente pieno di animali e di serenità sarà l'ideale per le sue composizioni, romanzi ma soprattutto versi che poi musica al piano.
Negli anni Quaranta esplode la sua vena creativa e la sua filosofia, che vede un mondo diviso tra i semplici e i reietti dalla società, e coloro che invece sono legati all'ordine costituito, come politicanti, magistrati, poliziotti, preti. In questa sua visione e' bandito ogni dogma e ogni fanatismo, e il risultante e' un'esistenza vissuta secondo natura, tesa al raggiungimento del piacere e della felicita' propria e altrui, un'esistenza che va difesa ad oltranza dal ruolo castrante delle istituzioni. Su queste basi nasce lo stile letterario di Brassens, in cui si mescolano irriverenza popolana e tradizione colta.
Sono gli anni Cinquanta, la proprietaria del locale Chez Patachou, Henriette Ragon, che diventera' la cantante e attrice Patachou, rimane folgorata dalle sue composizioni e vuole che Georges si esibisca nel locale interpretandole lui stesso. E' il successo, che, attraverso una produzione crescente, non avrà più interruzioni : romanzi, dischi, tournée in Francia e all'estero, partecipazione a film, premi prestigiosi. Oggi a Brassens e' intitolato un parco, Parc Georges Brassens, vicino a dove visse.
Ribelle, anticonformista, diverso, libero, anarchico, individualista, scrive nella sua "La mauvaise reputation":
- io sono l'erba cattiva / brava gente / spunto in libertà / nei giardini mal frequentati -
Quanto vorremmo che in questo terzo millennio ne crescesse tanta!
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IL GORILLA - Versione di Fabrizio De Andre'
Sulla piazza d'una città
la gente guardava con ammirazione
un gorilla portato là
dagli zingari di un baraccone
con poco senso del pudore
le comari di quel rione
contemplavano lo scimmione
non dico dove non dico come
attenti al gorilla !
d'improvviso la grossa gabbia
dove viveva l'animale
s'aprì di schianto non so perché
forse l'avevano chiusa male
la bestia uscendo fuori di là
disse: "quest'oggi me la levo"
parlava della verginità
di cui ancora viveva schiavo
attenti al gorilla !
il padrone si mise a urlare
" il mio gorilla , fate attenzione"
non ha veduto mai una scimmia
potrebbe fare confusione
tutti i presenti a questo punto
fuggirono in ogni direzione
anche le donne dimostrando
la differenza fra idea e azione
attenti al gorilla !
tutta la gente corre di fretta
di qui e di là con grande foga
si attardano solo una vecchietta
e un giovane giudice con la toga
visto che gli altri avevan squagliato
il quadrumane accelerò
e sulla vecchia e sul magistrato
con quattro salti si portò
attenti al gorilla !
bah , sospirò pensando la vecchia
ch'io fossi ancora desiderata
sarebbe cosa alquanto strana
e più che altro non sperata
che mi si prenda per una scimmia
pensava il giudice col fiato corto
non è possibile, questo è sicuro
il seguito prova che aveva torto
attenti al gorilla !
se qualcuno di voi dovesse
costretto con le spalle al muro ,
violare un giudice od una vecchia
della sua scelta sarei sicuro
ma si dà il caso che il gorilla
considerato un grandioso fusto
da chi l'ha provato però non brilla
né per lo spirito né per il gusto
attenti al gorilla !
infatti lui, sdegnando la vecchia
si dirige sul magistrato
lo acchiappa forte per un'orecchia
e lo trascina in mezzo ad un prato
quello che avvenne fra l'erba alta
non posso dirlo per intero
ma lo spettacolo fu avvincente
e la suspence ci fu davvero
attenti al gorilla !
dirò soltanto che sul più bello
dello spiacevole e cupo dramma
piangeva il giudice come un vitello
negli intervalli gridava mamma
gridava mamma come quel tale
cui il giorno prima come ad un pollo
con una sentenza un po' originale
aveva fatto tagliare il collo.