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ANOTHER SIDE OF BOB DYLAN
Irrompe la poetica di Dylan

 


Di Corrado Barbieri

Un cambiamento che in quei giorni, siamo nel 1964, sorprende come un fulmine a ciel sereno tutti i suoi fans e proietta Bob Dylan in una dimensione che va ben oltre quella del menestrello che stava dando una inedita e straordinaria colonna sonora ai movimenti di protesta giovanili in tutto l'Occidente. Se l'album "The Times they are a changin'" conteneva l'invettiva decisa, forte, perfettamente a segno contro i bigotti, i politici, i religiosi, i poteri forti, il sistema, pochi mesi dopo, mentre sta iniziando anche a scrivere un libro, Dylan ci mostra l' " altra parte " di se stesso, che poi vuole essere anche l'altra faccia dell'America, quella introspettiva, emotiva, dell'autoanalisi. E lo fa diventando un poeta, creando versi ricchi di metafore, spesso oscure, di simbolismi, di toni profetici. "Another side of Bob Dylan" e' in realta' una pietra miliare, un gioiello del nostro tempo che li' per li' da molti non viene recepito, ma che proiettera' presto l' autore in una dimensione artistica definitiva.




Undici brani di strofe intense, serrate, dove svetta la ballata "Chimes of Freedom", una ballata della libertà che non e' più solo un inno politico, ma pura poesia, dove la parola libertà e' ripetuta solo nel refrain, e dove le campane della libertà sono un qualcosa di indefinibile e allo stesso tempo individuabile nei versi dove appaiono i destinatari di tali "campane lampeggianti" come Dylan le definisce:
- I guerrieri la cui forza e' di non combattere, la prostituta ingiuriata, le lingue senza posti in cui portare i propri pensieri, gli amanti dal cuore solitario, ogni persona prigioniera nell'intero universo -
Campane destinate ai diseredati, ma, avverte Dylan nel verso conclusivo - campane che hanno smesso di suonare.


 

 

 

 

 

 
   
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