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IL MONDO DI ARTHUR NEWMAN





di John Milner

Ci sono film lievi, da vedere in anfratti della vita, da apprezzare quando raccontano storie altrettanto lievi, tra il dolce e l'amaro, tra dramma psicologico e romanticismo, ma capaci comunque di trasmettere sensazioni in modo incisivo. Lo strano e' che e' proprio quella loro lievita' a non farceli dimenticare pur nel turbine della vita.
Si puo' immaginare che il regista, Dante Ariola, abbia desiderato raggiungere proprio questo tipo di risultato, usando un tocco particolare, dosando le varie componenti, di cui quella romantica costituisce l' asse portante. "Il mondo di Arthur Newman" (Arthur Newman il titolo originale), e' un film del 2012, anche un po' "on the road", un po' onirico, un po' psicologico, ma non troppo, quanto basta a far calare ciascuno di noi in una storia moderna di cui possiamo benissimo vederci protagonisti.





Chi, prigioniero di una vita grigia o in un momento critico della propria esistenza non ha desiderato cambiare identita', nome, magari anche per un tempo breve e cosi' buttarsi alle spalle pesi e angosce ? E' questo che accade semplicemente a Wallace Avery (Colin Firth) che diventa Arthur Newman. Poi, sulla strada della fuga, come non desiderare un incontro romantico, un amore libero con una donna che trasporti il tutto in un sogno? E subito esce la figura di Mike/Charlotte Fitzgerald, interpretata dalla seducente Emily Blunt, enigmatica, sensuale, di un fascino ombroso ma pungente, il vero punto di forza del film. Opera sfaccettata, nella quale e' pero' agevole quanto piacevole calarsi nei personaggi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
   
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