Menu' Cinema
 





di Alessandra Moro




Il 1931 assiste all’ascesa in pallone di Auguste Piccard fino a 15.780 metri di quota; nel mese di luglio “Gente in Aspromonte” di Corrado Alvaro vince il premio letterario "La Stampa".
Da Roma, è ottobre, Marconi provoca l'accensione delle lampade del Corcovado (Rio de Janeiro) tramite impulsi radio. Alla fine dell’anno giunge in visita a Roma il Mahatma Gandhi.
Ed è un anno cruciale nella vita di Karen Blixen, data in cui deve lasciare l’Africa - causa l’andamento negativo dei suoi affari commerciali – e tornare nella natìa Danimarca, gettando dietro le spalle un matrimonio fallito con il barone Blixen ed una relazione intensa con l’affascinante Dennis Finch Hatton, ma breve, poiché proprio nel ’31 quest’ultimo muore in un incidente aereo. Vicende che lei trasporra' nell’autobiografico romanzo “La mia Africa” e di cui si impossessa il cinema nell’omonima trasposizione del regista Sidney Pollack del 1985.
"La mia Africa" (Out of Africa) riceve ben sette Oscar, in primis come miglior film e miglior regìa, poi per sceneggiatura, scenografia, suono, fotografia, colonna sonora.
E’ il 26 marzo 1986: Pollack sbaraglia il non meno meritevole Spielberg (con "Il colore viola") e domina la serata degli Oscar con il suo raffinato e patinato film, che mescola con misura sentimentalismo ed esotismo e lancia – come spesso accade – una nuova moda, legata allo stile safari, in richiamo ai costumi realizzati da Milena Canonero.
Un'ispirata Meryl Streep (ma la scelta iniziale cade su Audrey Hepburn) interprete Karen, parte che le vale la sesta nomination Oscar; Robert Redford è Finch Hatton, Klaus Maria Brandauer impersona il barone Blixen: tre protagonisti illustri per ricostruire il periodo keniano dei personaggi, dal 1914 al ’31.
Karen, sposata al barone e traferitasi in Africa, si occupa di seguire l’andamento della piantagione di caffè, mentre il consorte è spesso lontano, appassionato di caccia e safari; l’incontro fortuito con l'aristocratico inglese Dennis Finch Hatton, all’avventura nel grande continente, riporta l’amore e la vitalità nella sua esistenza, per spegnersi poi drammaticamente, con la scomparsa di Dennis.
Il film scandisce alcune scene tra i due innamorati attraverso versi poetici: per Dennis che lava i capelli a Karen durante il safari, Coleridge e la sua " Ballata del vecchio marinaio " ...Laughed loud and long, and all the while /His eyes went to and fro. /Ha, ha, quoth he, full plain I see /The Devil knows how to row. Farewell, farewell, but this I tell /To thee, thou Wedding Guest: /He prayeth well, who loveth well /Both man and bird and beast."; per il doloroso addio all'amato, il poema di A. E. Housman " To an Athlete Dying Young " The time you won your town the race /We chaired you through the market-place; /Man and boy stood cheering by, /And home we brought you shoulder-high... Smart lad, to slip betimes away /From fields where glory does not stay /And early though the laurel grows /It withers quicker than the rose...
Now you will not swell the rout /Of lads that wore their honours out, /Runners whom renown outran /And the name died before the man...
And round that early-laurelled head /Will flock to gaze the strengthless dead, /And find unwithered on its curls /The garland briefer than a girl's.


...............................


Finch Hatton nasce in Inghilterra nel 1887 da illustre famiglia: il padre è Henry Stormont Finch Hatton, conte di Winchelsea, la madre è Anne Coddrington (Nan) Finch Hatton, figlia del Primo Ammiraglio della flotta britannica. Fra i tre figli prediletto dalla mamma, Dennis riscuote affetto ed ammirazione anche al di fuori della famiglia: diviene popolare a Eton per il suo sense of humor e lo spirito arguto; eccelle nelle arti e nelle lettere, nel canto e nello sport. Per contro, non si dimostra uno studente particolarmente diligente.
Una precoce calvizie non intacca il suo avvenente aspetto; alto, di bei lineamenti, dalle movenze eleganti, talentuoso cacciatore, è rapito dal fascino africano dopo un breve viaggio nel 1911; a ventiquattro anni - grazie al denaro di un'eredità - si reca nell'Africa Orientale Britannica e acquista vari terreni, situati nella parte occidentale della Rift Valley. Poco incline alla vita stanziale, Dennis viaggia e caccia, realizzando il suo ideale di vita: autunno ed inverno in Africa, primavera ed estate in Inghilterra.
Il primo incontro con Karen, di due anni più anziana, avviene al Muthaiga Club, il pomeriggio del cinque aprile 1918; la guerra li allontana per qualche mese: nel novembre Finch Hatton è nuovamente in Africa e stringe particolare amicizia con i coniugi Blixen.
Problemi economici lo portano a lasciare il continente nel 1920, per ritornare due anni dopo, riallacciando la frequentazione con Karen, ormai separatasi da Bror. Dennis, safari permettendo, vive in un cottage del Muthaiga Club, ma dopo il divorzio (1925), si trasferisce presso l'amata. Per due volte,1923 e '26, ella rimane incinta, per due volte non riesce a portare a termine la gravidanza.
Nel frattempo, il compagno abbandona i safari per seguire facoltosi appassionati di sport, tra cui, nel 1928 e nel '30, il Principe di Galles (poi Duca di Windsor).
L'antica passione per il volo, risalente ai tempi di guerra, torna alla luce e Dennis, nel '30, acquista un aeroplano Gypsy Moth; nel maggio dell'anno successivo, egli vola dal suo cottage alla zona marina presso Mombasa. Sulla rotta di ritorno, un improvviso stallo segna la tragedia; nell'incidente perdono la vita l'avventuroso pilota ed il suo servitore somalo Hamisi.
Karen lo fa seppellire alle N'Gong Hills, luogo da lui stesso indicato; si narra che i leoni si siano spesso crogiolati al sole sulla sua tomba, dove oggi sorge un obelisco.
Nella realtà – ovvero nella residenza danese di Karen, poco distante da Copenhagen, immersa in un parco poco lontano dal mare – si osservano oggi, in esposizione, le foto di Finch Hatton, la sua poltrona preferita, le sue lettere e altri oggetti provenienti dalla fattoria africana e portati qui, a Rungstedlund, dimora trasformata in museo nel 1991, grazie proprio ai proventi del film, girato tra Kenia e Gran Bretagna, sulle note di Mozart, compositore prediletto dall’autrice.
Nonostante la location africana, i leoni vengono importati dalla California, in quanto le leggi locali proibiscono l’utilizzo di animali selvaggi nei film. E un’altra questione disturba le riprese: le comparse indigene ricevono una paga dimezzata rispetto a quella dei bianchi e per evitare uno scandalo vergognoso, la Universal deve affrettarsi a parificare le retribuzioni.
Meryl Streep, per calarsi nel ruolo, studia con diligenza l’accento danese, sebbene gli esiti suscitino, presso i cittadini di Copenhagen, più ilarità che elogio.


...............................


Il libro, in quanto frutto di esperienze personali, descrive in maniera molto toccante e partecipata luoghi e figure di quelle terre ancora incontaminate ed emozionanti, con lo spirito di chi ne ha fatto parte e ne ha condiviso limiti e pregi; il mal d’Africa accompagna la donna una volta tornata in Danimarca, dove troverà pregevole sfogo nelle lettere. E un’altra sua storia troverà una meravigliosa trasformazione in immagini grazie al conterraneo Gabriel Axel, che nel 1987 gira " Il pranzo di Babette " (Babettes gaestebud), interpretato da Stéphane Audran, Oscar come miglior film straniero.
Nelle ovattate atmosfere nordiche, la domestica Babette - in realtà chef del Café Anglais di Parigi, in fuga dopo la Comune - ricrea i fasti di un banchetto luculliano, che risveglia i sensi ingrigiti di una piccola comunità luterana; il film è tratto dall'omonimo racconto compreso nella raccolta “Capricci del destino”.
A inizio anni 2000 è uscita una biografia: "Karen Blixen, un conflitto irrisolto", autore uno scrittore danese, Ole Wivel, di grande attendibilità; infatti, benché più giovane di 36 anni, ebbe con la scrittrice una forte amicizia, condividendo scelte artistiche e politiche, come l'anti-nazismo.
Il libro del romanziere svedese - vissuto a lungo in Africa - Lennart Hagerfors, “Tamburi africani”, riscopre invece, in chiave romanzata, la vita di Bror Blixen «Non sono mai riuscito a possedere o conservare nulla: non sono stato capace di rimanere fedele né a una proprietà, né a una donna, e nemmeno a un posto. Se la mia vita ha avuto un valore, lo si può misurare solo dalla quantità di esperienze felici che ho visto scorrere tra le mie mani aperte».
Bror e Hans sono gemelli, dalle personalità tuttavia divergenti; Hans si dimostra assai più brillante, e l’ammirazione che suscita sia in Bror che in Karen diventa il punto in comune che avvicina la futura coppia, destinata a vivere la breve vita coniugale lontana dalle brume danesi.

 

KAREN BLIXEN

"La baronessa comparve sorridente sulla porta di casa con gli occhi fortemente bistrati. Sembrava un ragno medievale, tutta vestita di nero. E sempre dello stesso colore era lo splendido cappello da pirata che portava calato sugli occhi. Più magra del solito, le sue gambe - avvolte da calze, anch'esse nere - parevano dei bastoncini di liquirizia". Così il celebre fotografo Cecil Beaton ritrae nel suo diario Karen Blixen, incontrata nella sua casa di Rungstedlund, cittadina danese in cui la scrittrice nasce nel 1885, con il nome di Karen Christence Dinesen, ripreso nello pseudonimo spesso usato di Isak Dinesen.
Figlia di un proprietario terriero dedito alla politica e morto suicida nel 1895, Karen studia pittura all'Accademia di Belle Arti di Copenhagen ed in varie città europee, passione che la accompagnerà per tutta la vita. Nel 1913 si fidanza con il cugino, barone Bror von Blixen-Finecke, con cui decide di emigrare in Africa per stabilirsi in una fattoria e coltivare caffè; la zona scelta si trova ai piedi delle colline N'Gong, mai sfruttata prima causa l'altitudine.
Dopo le nozze, celebrate a Mombasa nel 1914, la coppia si trasferisce in una grande piantagione nei pressi di Nairobi, che sarà teatro del successo dell'impresa commerciale e dell'insuccesso dell'unione coniugale. Il loro non è un matrimonio felice: si separano dopo appena qualche anno e infine divorziano nel 1921. Bror le lascia in eredità la temibile sifilide, che costringe Karen a tornare in Danimarca per curarsi, per poi tornare nell’amata Africa, ad occuparsi della piantagione aiutata dalla popolazione locale.
Il soggiorno si protrarrà fino al 1931, quando il mercato del caffè crolla, e Karen si ritrova a riprendere la strada di casa, verso Rungstedlund, dove si dedica alla pittura ad olio, tempera o carboncino, e alla scrittura: romanzi e racconti che le valgono gli onori di Hemingway; allorché nel 1954 l’americano si trova a ritirare il premio Nobel, fa notare che avrebbe dovuto essere assegnato alla Blixen.
L’autrice trascorre il resto della sua esistenza in Danimarca, alternando lunghi periodi in ospedale, causa la malattia venerea, dettando i suoi ultimi racconti alla segretaria.
Muore il 7 settembre 1962 a settantasette anni.

 

CRONOLOGIA DELLE OPERE

- “Lettere dall'Africa, 1914-1931” è un documento epistolare a carattere biografico, indirizzato alla madre e al fratello Thomas.

- Le “Sette storie gotiche” sono pubblicate in Inghilterra e in America nel 1934, primo indizio della fama seguente; si tratta di racconti lunghi, collocabili come ambientazione tra fine Settecento e metà Ottocento, incentrati su archetipi come Amore e Morte, imbruniti di mistero da incursioni nella Magia e nel Mito.

- “La mia Africa” (1937) è indubbiamente il romanzo a cui è legato il nome della Blixen, grazie anche alla trasposizione cinematografica di Pollack.

- I “Racconti d'inverno” (1941) si imperniano sul tema del destino.

- seguono le “Avventure invernali” (1948) e gli "Ultimi racconti" (1957), fino alla raccolta “Carnevale e Capricci del destino" (1958), raccolta che comprende, tra gli altri, il racconto “Secondo Incontro”, protagonista Lord Byron, fotografato durante la tappa maltese del suo Gran Tour del 1809, insieme all’amico Hobhouse.

- “I vendicatori angelici”, scritto durante l'occupazione nazista della Danimarca, traccia le vicissitudini di due ragazze alla scoperta della vita, insidiate da due figure che, dietro angeliche apparenze, celano un’identità oscura.

- “Ombre sull'erba” (1960) è ancora un ricordo fedele dell’amata Africa.

- "Ehrengard" (1963) narra la storia della vergine guerriera Ehrengard, oggetto delle attenzioni del pittore Cazotte, sullo sfondo delle vicende che animano un piccolo regno.

 
   
  scrivi a info@corradobarbieri.com